lunedì 22 giugno 2009

Il Marketing politico non differisce da quello tradizionale

BASTA TENERE PRESENTI LE CARATTERISTICHE DI QUESTO MERCATO.
Paragonare le campagne politiche ad un mercato non è una operazione ardita, in quanto, il processo elettorale è in ultima analisi:
- Un operazione di scambio (voto per rappresentanza di specifici interessi)
- Tra attori in concorrenza (Partiti e Candiddati)
- I quali si rivolgono a dei consumatori (elettori)

- Attraverso dei distributori (media)
Lo scambio si concretizza con "l'acquisto" in cabina elettorale da parte del consumatore-elettore. L'esito della contesa sul mercato dipende dalle strategie poste in essere allo scopo di massimizzare i profitti. Il mercato politico presenta delle specifiche particolari rispetto a quello economico.

sabato 20 giugno 2009

Due domande sulla comunicazione politica.

Qual è oggi il ruolo dei social network nella comunicazione politica?In questi ultimi due anni c'è stato il fenomeno Grillo, che ha dimostrato quali possono essere le straordinarie potenzialità del social networking. Nessun partito o politico pensa di poter fare a meno di avere uno spazio Internet. I blog sono oramai frequentatissime agorà virtuali in cui maturano proposte e decisioni.C’è differenza tra un blog e Facebook?Dipende. Per i blog va fatto un discorso a parte. Impongono al politico uno sforzo di apertura e trasparenza e favoriscono la partecipazione dal basso. Credo, tuttavia, che il fenomeno vada ancora compreso in tutta la sua essenza. Influenza e dibattito libero non sono la stessa cosa. La domanda è: passeremo dalla "telecrazia" alla "blogcrazia"? Per quanto riguarda gli altri strumenti di social networking, tutto dipende dal contesto e dall'uso che se ne fa. Per capirci. L'uso politico di Myspace ha un senso negli USA, dove gli utenti Internet sono milioni e le distanze rendono spesso difficile un contatto diretto con l'elettorato, spingendo alla ricerca di surrogati mediatici "caldi". Ma in Italia le condizioni sono molto diverse. Qualche politico ha pensato di usare Twitter per fidelizzare emotivamente l'elettorato; ma solo nelle ultime settimane - e dopo alcuni fallimenti – si è capito che questo strumento può diventare una sorta di agenzia di stampa telematica personalizzata low cost. Siamo di fronte ad uno scenario caotico e stimolante. La politica ha a sua disposizione numerosi nuovi media dalle potenzialità poliedriche. Le finalità per cui utilizzarli dipenderanno dalla creatività e fantasia dei politici e, soprattutto, dai loro obiettivi. Un blog consente dialogo, discussione, partecipazione costruttiva anche attraverso funzionalità wiki. È un luogo di aggregazione simbolica ed emotiva, ma soprattutto una piazza virtuale in cui sviluppare un discorso razionale collettivo. Facebook nasce con finalità essenzialmente ludiche e ricreative. Può essere utile per stabilire un primo rapporto con il candidato politico, per conoscerne i tratti principali, differenziarlo dagli altri candidati, perfino stabilire un rapporto empatico virtuale con lui. Ma il rapporto comunicativo resta sostanzialmente asimmetrico, con una parte dominante (il politico) e una che si limita ad approvare o disapprovare. Aggiungerei che, mentre il blog politico impone quasi sempre un focus sui temi, Facebook ha un focus sui soggetti. Si tratta ovviamente di decidere se siamo più interessati al programma politico del candidato o ai suoi gusti musicali...

La comunicazione politica sul web.

Cerchi “Pd” con Google e il primo risultato che salta fuori, come previsto, è il sito del Partito Democratico. Scrivi “Pdl” e, invece del Popolo della Libertà, rischi di finire sulla pagina del “Partito comunista ticinese”. Sulla Rete, in effetti, la sfida di Berlusconi è iniziata in salita: il sito ufficiale del Partito Democratico funziona a pieno regime (tra news, forum tematici, blog e video) e può contare oltre 10 mila iscritti, mentre quello del Popolo delle libertà annaspa un po’. Vanno meglio gli altri siti della galassia “berlusconiana” (raggiungibili dall’home page del Pdl): soprattutto quello di Forza Italia, che nel frattempo si è trasformato in “Vota Berlusconi”. La campagna elettorale in “formato” 2.0 è finita anche sotto la lente dei blogger: come si legge su “Politicaduepuntozero”, «il portale del Pd è una sorta di network informativo autosufficiente, capace di definire una propria agenda sulle principali tematiche politiche, economiche, sociali e culturali. Le notizie sul partito e sul leader diventano, in modo apparentemente paradossale, quasi un aspetto marginale del pacchetto d’offerta informativa». Quello del Popolo della Libertà, invece, è «un meta-portale, vera e propria porta d’ingresso agli altri siti che gravitano intorno a questa fase del progetto politico berlusconiano: Forza Italia, Tv della Libertà, Giornale della Libertà e Circoli della Libertà».Ma insomma: chi vince in Rete? Facendo un confronto con Alexa (azienda americana che si occupa del traffico su Internet), il sito del Pd batte piuttosto nettamente quello del Pdl. I numeri confermano inoltre che, sul web, il marchio “Forza Italia” continua a essere più forte del “Popolo della Libertà”.E gli altri? L’impressione è che nessuna delle altre formazioni che vantano un candidato premier punti “forte” sulla Rete. Quelli de “La Destra” si limitano a piazzare il proprio simbolo in formato gigante sulla home page, relegando in basso documenti e link. “La Rosa Bianca”, difficilmente rintracciabile con Google, punta invece sugli interventi dei suoi esponenti, mentre la sezione “Crea la tua comunità” risulta ancora “in costruzione”. Sul sito dell’Udc – che correrà in solitudine dopo lo strappo con il Pdl – ampio spazio a notizie e dichiarazioni di Casini, Cesa e soci. E «la Sinistra? Non pervenuta. Almeno sul web, la rincorsa della Cosa Rossa appare quasi una “missione impossibile”.Poco incisivo lo sforzo di Di Pietro che ha puntato più sulla presenza televisiva.Chi invece è riuscito a far funzionare il web al meglio sono i Radicali.