lunedì 8 dicembre 2014

Neuromarketing: emozionare funziona.

Non siamo persone pensanti che si emozionano, ma siamo persone emotive che pensano. Il neuromarketing da la possibilità di misurare le emozioni direttamente come ad esempio se le etichette che abbiamo progettato sono efficaci a stimolare il consumatore medio, se il sito internet è accattivante e cattura l'attenzione del visitatore, se le foto scelte per la campagna pubblicitaria attraggono il cliente e così' di seguito.

Anche la scelta dei caratteri stimola le nostre percezioni. La comunicazione può guidare la percezione e stimolare i gusti. In questo il neuromarketing aiuta il marketing. Interessante lo studio fatto dalla professoressa di marketing tedesca Hilke Plassmann sull'effetto del prezzo sulla percezione di bontà di un vino. Lo stesso vino venduto a 5 e 50 euro viene giudicato in maniera completamente diversa dal consumatore. Infatti l'analisi dell'elettroencefalogramma rivela che l'assaggio di un vino venduto a prezzo più alto attiva le aree del cervello che trasmettono piacere.

giovedì 21 agosto 2014

Il quadrato semiotico al Vinitaly 2014.

Sono più le domande delle risposte che ci facciamo analizzando questo "Quadrato Semiotico dei  Wine Lovers", commissionato dalla Cantina Bosco Viticultori del gruppo VI.V.O. Cantine sac. e con un'analisi condotta dall'istituto di ricerche di mercato Squadrati di Milano, coordinate da Lorenzo Biscontin.
E' una mappa degli stili degli appassionati del buon bere che ci può aiutare a frenare il calo di consumo di vino che in questi ultimi anni interessa l'Italia.


Il video ci presenta Oscar Farinetti che commenta il Quadrato.

domenica 5 gennaio 2014

Utilizzare il marketing, anzi societing agroalimentare contro la crisi.

Non si tratta di marketing ma di societing, dove sono favoriti non i processi del mercato ma quelli della socializzazione tra azienda, marca, prodotti e stakeholders. Si parte dalla storia che ogni prodotto racchiude in sè per arrivare a riflettere a quando, ad esempio, compriamo una bottiglia di olio spacciato per italiano e che invece arriva da un paese lontano.

Lo facciamo per risparmiare qualche euro e non ci rendiamo conto del danno che abbiamo provocato: disoccupazione ed abbandono delle terre.

Inoltre rinneghiamo la nostra storia, le nostre tradizioni e contribuiamo ad aumentare i danni ecologici causati dal trasporto di quella merce. Se pensiamo che un'inversione di tendenza  potrebbe favorire il ritorno alla terra dei nostri giovani vediamo che l'agricoltura torna ad essere economicamente vantaggiosa.

 Le autorità competenti dovrebbero essere capaci di agevolare questo ritorno non solo di braccia ma sopratutto di cervelli e di manager che dovrebbero aiutare ad utilizzare la terra nelle sue molteplici funzioni.

Aspettando le autorità, che potrebbero arrivare tardi o addirittura non arrivare mai,

rimbocchiamoci le maniche e sporchiamoci le mani della nostra terra.