domenica 5 gennaio 2014

Utilizzare il marketing, anzi societing agroalimentare contro la crisi.

Non si tratta di marketing ma di societing, dove sono favoriti non i processi del mercato ma quelli della socializzazione tra azienda, marca, prodotti e stakeholders. Si parte dalla storia che ogni prodotto racchiude in sè per arrivare a riflettere a quando, ad esempio, compriamo una bottiglia di olio spacciato per italiano e che invece arriva da un paese lontano.

Lo facciamo per risparmiare qualche euro e non ci rendiamo conto del danno che abbiamo provocato: disoccupazione ed abbandono delle terre.

Inoltre rinneghiamo la nostra storia, le nostre tradizioni e contribuiamo ad aumentare i danni ecologici causati dal trasporto di quella merce. Se pensiamo che un'inversione di tendenza  potrebbe favorire il ritorno alla terra dei nostri giovani vediamo che l'agricoltura torna ad essere economicamente vantaggiosa.

 Le autorità competenti dovrebbero essere capaci di agevolare questo ritorno non solo di braccia ma sopratutto di cervelli e di manager che dovrebbero aiutare ad utilizzare la terra nelle sue molteplici funzioni.

Aspettando le autorità, che potrebbero arrivare tardi o addirittura non arrivare mai,

rimbocchiamoci le maniche e sporchiamoci le mani della nostra terra.