Il territorio è lo strumento più efficace per promuovere i prodotti agricoli ed agroalimentari. La globalizzazione impone un più stretto legame con il territorio. Agisce come strumento di differenziazione rispetto alla standardizzazione indotta dalla competizione globale.
L'immagine del mondo agricolo rappresenta uno strumento potentissimo per pubblicizzare i prodotti agroalimentari. Nei libri di marketing, ancora oggi, come caso di studio si fa riferimento alla Barilla, che nel 1975 lanciò i prodotti del Mulino Bianco.
La gamma di prodotti da forno di qualità furono associati all’immagine della tradizione italiana contadina, al recupero delle tradizioni e valori tipici del mondo rurale, senso della famiglia, genuinità delle materie prime.
Bisogna saper vendere l’immagine del territorio in cui pratichiamo la nostra attività agricola ed in cui trasformiamo i nostri peodotti.
Sicuramente i prodotti di qualità come olio, vino, formaggi sono sempre più associati al territorio da cui hanno origine.
Tutto ciò vale anche per i prodotti di nicchia, disponibili in piccole quantità e realizzati da pochi produttori ed in luoghi pricolari.
Occorre puntare molto sulla comunicazione: le nicchie di oggi sono i comparti saturi di domani.
Il Mediterraneo diventerà un’area di libero scambio tra le più grandi del mondo. Il Mezzogiorno diventerà baricentro del Mediterraneo e piattaforma proiettata sul mare. E' l'occasione per ripensare al nostro stile di vita, sistemi di valore, capacità di comunicare e creare nuove economie.
domenica 12 giugno 2011
domenica 5 giugno 2011
De Andrè ed il marketing post-moderno
Seguo con interesse i blog che parlano di marketing, e naturalmente con maggior interesse quelli di marketing mediterraneo. Tra i pochi blog che trattano di questo particolare ed interessante argomento, vi è quello de "Il Riccio" che spesso offre interessanti spunti di riflessione. Favorevolmente mi ha colpito questo post dal titolo "Uomo dell'anno, che v'invito a leggere perchè è ben fatto.
"Seguivo la commemorazione del grande Fabrizio quando il regista Olmi sottolineò quale fosse, in vero la caratteristica più importante del cantautore sardogenovese: l’autenticità As nau nudda... Lì mi son commosso. Parlare di de Andrè e marketing è contradditorio, laicamente blasfemo. Ma non col marketing attuale, che ci stimola a comprendere l’immateriale, la narrazione la poesia. E lì FABER ci avrebbe potuto dare una grossa mano. Egli non ha mai fatto marketing: le sue canzoni sono noiose, TRISTISSIME, piene di parole e di CONCETTI che solo i più colti sanno cogliere. Ma sono bellissime. Ha sempre seguito il proprio istinto, non certo la soddisfazione del consumatore. Le canzoni, bellissime lo sono state grazie alla lentezza, alla gradualità con la quale se ne apprezzano i DETTAGLI, le sfumature, le perle. Questa lentezza la rende musica classica, perché dei classici sono divenute: tra cent’anni si ascolteranno ancora. L’autenticità è lenta, lenta. L’autenticità è la caratteristica che oggi rappresenta, a parer diffuso, il più importante valore aggiunto, e che costituisce la principale DIFFERENZA tra un prodotto vero ed un altro simile. Essa, l’autenticità, è valore solo immateriale che, secondo il principale teorico dell’argomento, BERNARD COVA, è l’elemento intorno al quale si creano le comunità. Nasce il tribalismo che, come più volte ribadito, non si riferisce alle tribù ancestrali ma a quei gruppi di appassionati di un “prodotto” che lo usano, poi parlano del prodotto stesso, lo adattano, lo modificano, ne producono di nuovi. Eccola, la co-creazione, che si sviluppa anche per prodotti concreti e non solo coi social network. Chi non ha mai ricantato a suo modo le canzoni di FdA? Non tutti, naturale. Una tribù è di nicchia, è esclusiva. Ex-clusiva, che chiude fuori, che non ammette chi non condivide le sue regole. E Faber, come ogni buon Anarchico, le sue regole le aveva. Eccolo il marketing che mi piace, che mi appassiona. Crea prodotti che poi gli altri adattano ai loro bisogni, desideri, capricci. Ai diversi momenti d’uso, oppure a seconda della compagnia con cui si sta. Condividere il prodotto, non esserne proprietario ma solo utilizzatore, goditore. Far appassionare ad un prodotto, anche semplice ma mai banale. Quel marketing che genera prodotti che provocano reazioni, CONVERSAZIONI, che non vengono presi in maniera passiva, inculcati, ma, attivamente, utilizzati come spunti creativi per crearne di nuovi di unici."
"Seguivo la commemorazione del grande Fabrizio quando il regista Olmi sottolineò quale fosse, in vero la caratteristica più importante del cantautore sardogenovese: l’autenticità As nau nudda... Lì mi son commosso. Parlare di de Andrè e marketing è contradditorio, laicamente blasfemo. Ma non col marketing attuale, che ci stimola a comprendere l’immateriale, la narrazione la poesia. E lì FABER ci avrebbe potuto dare una grossa mano. Egli non ha mai fatto marketing: le sue canzoni sono noiose, TRISTISSIME, piene di parole e di CONCETTI che solo i più colti sanno cogliere. Ma sono bellissime. Ha sempre seguito il proprio istinto, non certo la soddisfazione del consumatore. Le canzoni, bellissime lo sono state grazie alla lentezza, alla gradualità con la quale se ne apprezzano i DETTAGLI, le sfumature, le perle. Questa lentezza la rende musica classica, perché dei classici sono divenute: tra cent’anni si ascolteranno ancora. L’autenticità è lenta, lenta. L’autenticità è la caratteristica che oggi rappresenta, a parer diffuso, il più importante valore aggiunto, e che costituisce la principale DIFFERENZA tra un prodotto vero ed un altro simile. Essa, l’autenticità, è valore solo immateriale che, secondo il principale teorico dell’argomento, BERNARD COVA, è l’elemento intorno al quale si creano le comunità. Nasce il tribalismo che, come più volte ribadito, non si riferisce alle tribù ancestrali ma a quei gruppi di appassionati di un “prodotto” che lo usano, poi parlano del prodotto stesso, lo adattano, lo modificano, ne producono di nuovi. Eccola, la co-creazione, che si sviluppa anche per prodotti concreti e non solo coi social network. Chi non ha mai ricantato a suo modo le canzoni di FdA? Non tutti, naturale. Una tribù è di nicchia, è esclusiva. Ex-clusiva, che chiude fuori, che non ammette chi non condivide le sue regole. E Faber, come ogni buon Anarchico, le sue regole le aveva. Eccolo il marketing che mi piace, che mi appassiona. Crea prodotti che poi gli altri adattano ai loro bisogni, desideri, capricci. Ai diversi momenti d’uso, oppure a seconda della compagnia con cui si sta. Condividere il prodotto, non esserne proprietario ma solo utilizzatore, goditore. Far appassionare ad un prodotto, anche semplice ma mai banale. Quel marketing che genera prodotti che provocano reazioni, CONVERSAZIONI, che non vengono presi in maniera passiva, inculcati, ma, attivamente, utilizzati come spunti creativi per crearne di nuovi di unici."
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