Il web vetrina si emancipa nei nuovi strumenti di condivisione, in cui la ‘sostanza e la relazione’ diventano protagonisti incontrastati. Facebook è la punta di diamante della presenza della politica in rete e, anche se i linguaggi lasciano spesso a desiderare, il fatto si può dire ormai consolidato. Ma il percorso per riconquistare la fiducia degli elettori quale driver di un cambiamento ormai irrinunciabile, è ancora lungo e contraddistinto talvolta da ambiguità. Il web 2.0 ha un effetto destabilizzante/innovativo in primis su chi lo usa, sovvertendo spesso filiere decisionali cristallizzate. Ma la realtà di una classe politica da sempre bollata come giurassica, sembra, in questo caso, dare sintomi di veloce convalescenza: quasi che il mondo aziendale, in questi giorni di crisi, si trovi ad essere in una fase di frenata mentre la classe politica manifesta un forte desiderio di conoscenza e apprendimento riguardo le nuove piattaforme di condivisione. L’effetto Obama sta facendo la differenza. Ma come è il mondo User Generated Politics italiano? Chi resiste alla prova ‘trasparenza’ vivendola come opportunità?
Ma davvero i politici utilizzano Facebook e blog per dialogare con la gente? Cosa sta veramente accadendo?
L’impressione è che nuovi profili si affaccino sullo scenario politico e, in un’ottica di ricambio e rigenerazione, stiano mettendo in campo energie e idee sinora lasciate a sopire… La tornata elettorale di giugno è sembrato essere un ottimo banco di prova per il web 2.0 italiano coniugato con la politica. Ecco tre esempi a loro modo significativi.
Tre modi di essere 2.0
Saturnino Di Ruscio, candidato Pdl alla presidenza della provincia di Fermo per le elezioni 2009, è certamente un politico navigato: dopo aver impostato una campagna elettorale dal sapore classico, ora, per la corsa finale, si è concentrato sulla comunicazione web multilevel. Grazie ad una accorta miscellanea tra i social network e la tradizionale affissione, sta raggiungendo tutte le fasce ponendo gli eventi come motore centrale della relazione con l’utente.
Sull’altro versante Matteo Renzi. Ha vinto le primarie di febbraio puntando sulla comunicazione politica 2.0: facebook, flickr, skype, youtube, mobile marketing e web tv. Ha deciso di svecchiare la politica a suo modo, prendendone le distanze, ed ha intuito che il dialogo on line può far maturare velocemente la relazione tra cittadini e candidati in una nuova dimensione. Oltre ad essere stato citato dal settimanale Time come l’Obama della Sinistra italiana ama usare Facebook come strumento previligiato di comunicazione sostituendolo al classico comunicato stampa. Con i suoi 34 anni rappresenta certamente la punta più avanzata della ‘politica condivisa nel nostro paese.
Claudia Porchietto di Torino nella campagna elettorale ha coniugato la presenza sul territorio – incontri nei mercati e davanti alle fabbriche – con l’assidua presenza sulle piattaforme web 2.0. Ha iniziato in salita con una presentazione stampa gestita in contemporanea su una piattaforma Web Conference per poi portare comunque, con un atteggiamento spigliato e sul filo dell’irriverenza verso i rituali della politica tradizionale, un programma votato al ‘fare condiviso’ che, certamente, al di là della sua reale volontà, rappresenta un fatto nuovo nel nostro paese da sempre incline ad una ossequiosa anti-modernità. La sua rete on line: doppia presenza su Facebook, un ning personale, un blog e una costante strategia di relazione one to one digitale con la raccolta di numerosi feed back tanto da prevedere l’edizione di un e-book che raccoglierà le prime testimonianze 2.0 dell’Italia che cambia (speriamo).
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