giovedì 31 dicembre 2009

Il futuro è nella declinazione del Rinascimento

Mentre nel largo consumo la bagarre sul prezzo si fa ogni giorno sempre più accesa, finalmente un gruppo di aziende ha capito che bisogna puntare ad altri valori per uscire da una crisi che ha
esiti incerti. È il caso di RenaissanceLink, un manifesto culturale e operativo coordinato dal sociologo dei consumi Francesco Morace. Ecco i punti di partenza del manifesto che vuole sensibilizzare la business community, i politici, i media, gli opinion leader su una diversa visione del mercato e della società. È necessario, dice Morace, sperimentare la cura e il gusto nella definizione dell’esperienza che nasce dall’incontro tra la cultura e la capacità di creazione, tra la
sensibilità e la bellezza. Bisogna, sottolinea Morace, rimettere al centro la cultura del fare, l’esperienza delle Arti e dei Mestieri, l’apprendistato della Bottega Rinascimentale. Il modello del Rinascimento, infatti, mette al centro la sua capacità d’integrazione dei saperi puntando sull’alleanza tra progetto imprenditoriale, qualità territoriale e talento artistico. Bisogna considerare, dice ancora il manifesto di RenaissanceLink, considerare la città come un laboratorio aperto di incontri ed esperienze culturali, in cui le imprese illuminate tornino a giocare un ruolo decisivo nell’organizzazione sociale e nell’espressione del talento. Per arrivare a ciò bisogna
definire una convergenza fra le nuove frontiere del web, capitalismo responsabile e visione rinascimentale, incoraggiando il riconoscimento del valore, più che il profitto, la co-creazione più che la gerarchia, la sfida più che la stabilità. È necessario poi enfatizzare i valori umanistici nell’evoluzione delle organizzazioni verso le reti. RenaissanceLink deve agire da grande collettore e catalizzatore di proposte, progetti e persone per dare all’Italia una nuova prospettiva di
sviluppo.

mercoledì 25 novembre 2009

Violenza sulle donne.

Il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Dal 23 novembre è su tutti i giornali femminili on line oltre che su youtube ed i social network Facebook e Twitter il video dall’agenzia di marketing e comunicazione varesina SS&C.
”E’ una scelta precisa – spiega Giampiero Suru presidente della SS&C – abbiamo deciso di utilizzare Internet perché è un mezzo più immediato. Ma abbiamo preso anche contatti con il Ministero per le Pari Opportunità e Pubblicità Progresso, i tempi però saranno più lunghi”. ”E’ un tema che sentiamo molto: la nostra società di marketing e comunicazione è composta per l’ottanta per cento da donne. Abbiamo lavorato tutti a titolo gratuito. Crediamo – continua Soru – che sia un modo intelligente per celebrare i nostri trent’anni di attività. Inutile negarlo: servirà a far parlare anche di noi ma ci interessava prima di tutto puntare su un argomento come questo”. “Abbiamo usato il “virale” perché in questo modo siamo certi di raggiungere molte persone di età differente". Mai come in questo caso del risultato non si è certi. Ma il tam tam di Internet può svegliare qualche coscienza.

domenica 15 novembre 2009

Riflessioni di Giampaolo Fabris.

Tratto integralmente da Societingblog.com


"In questi mesi mi è capitato di incontrare e di confrontarmi più volte con Franco Cassano, uno dei più acuti sociologi che conosco, un caro amico e il teorizzatore del Pensiero Meridiano. Le sue suggestioni sono state un ulteriore stimolo a riprendere il tema del Marketing Mediterraneo.
Credo sia davvero giunto il momento di ricominciare a riflettere seriamente su altre tipologie di modelli di vita e di consumo che subentrino ad una - quella appunto dell’american way of life - che ormai ha esaurito il pur importante contributo che ha fornito per oltre un secolo.
Una proposta di civilizzazione non si inventa a tavolino e non può certo essere delegata agli strateghi del marketing. Credo che l’assunto debba essere che - contrariamente a quella che sembrava essere una sorta di must dati i processi di globalizzazione in corso - anche in questo caso sia necessario parlare al plurale e prendere le distanze anche dal glocal, dal global with local taste e simili - in pratica piccole variazioni su tema di uno stesso spartito. Perché ogni parte del mondo ha una storia, una cultura, declinazioni della quotidianità, anche valori assi diversi : gli stili alimentari che ancora sopravvivono ai tentativi di colonizzazione Mc Donald’s style con tutta la loro vitalità e differenza ne sono la più esplicita dimostrazione.
Sarà poi il confronto, le contaminazioni, la dialettica a sancire semmai il prevalere o l’egemonia di qualcuno di questi, non come è stato sino ad adesso la presunzione da parte dei più forti, dell’imperialismo economico del diritto/dovere anche come missione etica di imporre il proprio modo di vedere e vivere nel mondo."

sabato 7 novembre 2009

La creazione di un marchio del Mediterraneo

di Federica Lanferdini
E' la proposta avanzata dal presidente dell'Associazione delle Camere di Commercio del Mediterraneo, Murat Yalcintas, in apertura della III Settimana dei leader economici inaugurata il 2 novembre a Barcellona, alla quale hanno assistito oltre 300 imprenditori, rappresentanti di istituzioni economiche e di 150 aziende dell'area mediterranea.
L’ultima proposta in tal senso è venuta pochi giorni fa da Mauro Maccauro, presidente dei Giovani Imprenditori della Campania: “Sarebbe il primo passo per determinare una politica di cooperazione tra i Paesi del Mediterraneo. Immagino anche un’offerta turistica integrata che promuova i paesaggi e la storia di un bacino attivo da qualche millennio”.
Nell'inaugurare l'importante incontro il presidente della Camera di Commercio di Barcellona, Miquel Valls, ha evidenziato i temi nell'agenda: l'integrazione dei Paesi del Mediterraneo, il ruolo delle donne imprenditrici e la promozione di programmi nei settori tessile, delle finanze, dell'automobile e delle infrastrutture. Ed ha sottolineato il ruolo del settore privato nella costruzione di uno spazio comune del Mediterraneo, evidenziando al contempo l'importanza della scelta di Barcellona come sede del Segretariato permanente dell'Unione per il Mediterraneo.
Da parte sua, il direttore delle relazioni istituzionali della Banca Europea di Investimenti, Ioannis Kaltsas, ha ricordato che la BEI appoggia l'Unione per il Mediterraneo con circa 140 progetti nell'area e oltre 10.000 milioni di euro in investimenti. Il direttore dell'Istituto europeo per il Mediterraneo (IEMed), Senen Florensa, ha rilevato una "debole convergenza", a partire dal 2002, fra i Paesi del nord e del sud del Mediterraneo, grazie al fatto che questi ultimi hanno raggiunto per la prima volta una stabilità macroeconomica e ricevono più investimenti stranieri rispetto agli anni scorsi. Fra le sfide future dell'Unione per il Mediterraneo, sottolineate dal responsabile degli affari economici e finanze della co-presidenza francese dell'UpM, Julien Aubert, la creazione della Banca del Mediterraneo, che finanzi progetti educativi e sociale e la creazione di spazi di formazione aperti.

mercoledì 4 novembre 2009

"Creative are bad".

Dopo la partecipazione al “ConnectingDay”, “Creatives are Bad!” approda alla XVI edizione del COM-PA, Salone Europeo della Comunicazione Pubblica, dei Servizi al Cittadino e alle Imprese, in programma a Milano dal 3 al 5 novembre. Il taglio del nastro affidato al Ministro Brunetta. La mostra itinerante sulla comunicazione rifiutata, ideata dall’agenzia MTN Company, pronta a vivere la sua IV edizione…

lunedì 2 novembre 2009

Eventi mediterranei.

Il marketing mediterraneo utilizza gli “eventi mediterranei” per valorizzare i "luoghi" di un territorio (soprattutto dei centri minori), in quanto consente di:
catalizzare risorse, non soltanto finanziarie;
sviluppare le potenzialità dell’area, con vantaggi anche di lungo periodo, secondo logiche di “sostenibilità” e di creazione di valore in senso relazionale ed allargato per la comunità ospitante, anche rafforzando legami, spirito di appartenenza e meccanismi di coesione.
Importante è identificare un simbolo, d'immediata efficacia comunicativa, applicare una serie di varianti e manifestazioni e definire un “tema centrale dell’esperienza”, che ne diventa l’emblema ed il collante.
Il coinvolgimento popolare verso l'evento deve diventare molto forte (questo è uno degli aspetti centrali dell'evento mediterraneo), sia in termini di partecipazione all’evento che di organizzazione. Nell’organizzazione la Comunità rafforza e preserva le proprie tradizioni (dai codici comportamentali e di comunicazione, alle realizzazioni artigianali, alle ricette gastronomiche), a tutto vantaggio della coesione. E’ anche interessante il coinvolgimento attivo degli operatori turistici del territorio. C’è quindi consapevolezza della valenza strategica dell’evento e del suo ruolo nella creazione di valore per il territorio e per i singoli operatori economici coinvolti.
Un aspetto molto interessante è che per come è stato progettato, per come viene realizzato e per i risultati conseguiti, questo evento – assieme al “sistema” che lo sorregge – diventa strumento interessante per caratterizzare e promuovere l’intero territorio, perché coerente con l’identità di quei luoghi e con la loro tradizione.
Insomma bisogna creare un caso di eccellente valorizzazione di un territorio, che viene riconosciuto come "luogo", come centro vitale e nevralgico per relazioni, significati, valori e valore. E gli effetti, sapendo gestire bene il tutto, non sono solo di breve periodo. E' in quest'ottica che vanno valutati questi eventi.

sabato 24 ottobre 2009

La pubblicità ti guarda!

Negli USA ed in Inghilterra (prossimamente in tutto il mondo) , facendo un giro nei grandi centri commerciali ci si può imbattere in display digitali che propongono pubblicità video : in queste situazioni c’è una certa probabilità che quella pubblicità stia “guardando te”… Si chiama Advertising Proattivo.
Cominciano infatti ad essere utilizzate tecnologie che “tracciano” le caratteristiche somatiche dei volti delle persone (che stanno guardando) grazie a delle piccole videocamere inserite negli schermi che trasmettono la pubblicità: un software particolare può determinare il sesso, l’età approssimata e (entro certi limiti) anche l’etnia di coloro che rivolgono il viso verso gli schermi stessi. Ma a cosa serve tutto ciò ? Beh, dal punto di vista di chi fa advertising è evidente! In tal modo possono essere riprodotte pubblicità molto più appetibili per il target dell’ audience che sta guardando in quel momento, in tempo reale : ecco che l’efficacia di questo strumento di marketing aumenta esponenzialmente .
Il software può categorizzare solo in certi range le persone “osservate”, ad esempio adolescenti, giovani, persone di mezza età e anziani, proponendo ad esempio prodotti cosmetici se identifica delle donne di mezza età, dei rasoi se l’attenzione allo schermo è rivolta da parte di uomini, ecc…
Ovviamente, oltre ad agire per la proposizione di pubblicità mirata in tempo reale, il tutto permette di registrare i dati per analisi successive, il che rappresenta una indagine di mercato dal valore notevole per i pubblicitari che vogliono sapere quando efficacemente stanno raggiungendo il loro target. Anche se l’utilizzo di questa tecnologia è attualmente limitato, le previsioni sembrano indicare che nei prossimi dieci anni vi si rivolgerà molto interesse e probabilmente diventerà una realtà largamente diffusa, e non solo nei luoghi pubblici … In un futuro non troppo lontano anche guardare un video online sul tuo pc potrebbe permettere a questi advertisers di raccogliere informazioni molto più dettagliate di quanto avviene attualmente su chi sei e sul tuo grado di “coinvolgimento” .
Qualcuno potrebbe sollevare delle obiezioni sul fatto che questo marketing targetizzato sia utilizzato a discapito della privacy dell’individuo?

Dal 26 al 28 Ottobre a Salerno

I valori tipici del mediterraneo sono al centro del dibattito di “Euromed” – Managerial and Entrepreneurial Developments in the Mediterranean Area. Un appuntamento accademico e non solo di primissimo piano tra gli eventi in agenda nel 2009. Organizzata dall’Università degli Studi di Salerno, Dipartimento Studi e Ricerche Aziendali (DISTRA), Accademia di Management Mediterraneo, Euromed Research Business Institute(EMRBI) e University of Nicosia (Cipro), la conferenza ha come obiettivo primario quello di costruire reti di condivisione di conoscenza per rendere omogeneo e qualitativamente migliore lo sviluppo del bacino mediterraneo.
L’attenzione verso una delle zona europee molto spesso di difficile gestione e nota per lo più per essere inteso, non sempre con accezioni positive, come il cosiddetto “meridione d’Europa” è, invece, portatore di eccellenze ed unicità culturali senza pari al mondo. Proprio da questa necessità di rendere manifeste alcune di queste particolarità territoriali e, soprattutto, una determinata “forma mentis” di approccio al progresso, che alcuni dei maggiori studiosi di marketing management e di economia si sono dati appuntamento dal 26 al 28 Ottobre 2009, presso il campus universitario di Fisciano-Salerno, per dibattere sui recenti sviluppi di un’economia globalizzata ma anche troppo spessa incerta. Sguardo accademico e imprenditoriale si coniugano, compensandosi, nel comune intento di sostenere ed integrare al meglio valori, tradizioni e specificità locali per renderle unicità globali.
Tra i relatori, che presenzieranno durante i giorni della conferenza, ci sarà George Ritzer, uno dei maggiori studiosi del fenomeno della globalizzazione ed autore del celebre saggio “Il Mondo alla McDonald’s”. Il famoso sociologo terrà, inoltre, nella giornata conclusiva della convention una lectio magistralis dal titolo: “Rationalized Structures in the Age of Liquid Globalization: The Case of the Cathedrals and the Landscapes of Consumption”. Oded Shenkar, manager Ford e docente presso l’Ohio State University, Michael R. Czinkota, docente presso le Università di Georgetown e Birmingham, Gaetano M. Golinelli, docente presso l’Università di Roma “La Sapienza” e Eugenio Perrier, direttore marketing Mulino Bianco.
Ulteriore elemento di interesse è la sessione speciale “MED 2.0 – Oltre il marketing non convenzionale, verso un’economia della felicità”; sessione che nasce con l’obiettivo d’integrare – non solo linguisticamente – i termini e le caratteristiche del “web 2.0” con un approccio al marketing di stampo mediterraneo. Non solo, dunque, in una visione utilitaristica ma, soprattutto, nell’ottica della salvaguardia e del rispetto dell’ambiente. Un passaggio significativo che vede concentrato il dibattito dal termine “marketing” ad un più equo e condivisibile concetto di “societing”, ovvero, la capacità dell’azienda di comportarsi responsabilmente verso la propria comunità. Durante la sessione Med 2.0 interverrano anche Alex Giordano e Mirko Pallera autori del best seller “Marketing non- convenzionale” e fondatori di Ninjamarketing, i quali presenteranno il libro di John Grant “ Green Marketing, Il manifesto” edito da Brioschi.
Sito: http://www.mediterraneanmanagement.it

Su Facebook: Euromed 2009

Su Twitter: Euromed 2009

Programma: tutti gli eventi sono ad ingresso libero

domenica 18 ottobre 2009

Il futuro di Facebook.

Quando Facebook deciderà di aver raggiunto un numero congruo di informazioni, riceveremo offerte commerciali così dettagliate e calzanti con i nostri bisogni che faremo fatica a chiederci come hanno fatto ad arrivare proprio a noi e, una volta assuefatti a questo livello di profondità, saremo molto più motivati a fare acquisti d’impulso, specie se avremo un conto corrente online o una carta di credito.

W lo spoofing.

Advertising Spoof è un blog per raccogliere le migliori produzioni della parodia pubblicitaria e non solo..immagini e video rovesciati del loro significato originario e resi parodie di se stessi. Il web ci insegna a non prenderci troppo sul serio ed a scherzare anche con la “sacralità”: il Brand. Sempre più spesso quando un video virale raggiunge l’apice della sua popolarità, ecco che nei meandri della rete spuntano gli spoof. Solitamente si tratta di video, ma anche le immagini sono oggetto di parodia, e a volte il risultato è ancora più interessante dell’originale! L’utente consumatore non è più solo un bersaglio finale da colpire ma un guerrigliaro senza esercito che ad un certo punto alza una mano e dice: “la pubblicità ce la facciamo noi e la realizziamo come meglio crediamo..!“ Poi si organizza con altri compagni ed in 3 mosse fa scacco al re:
1. Si prende uno spot famoso sul quale si ha qualcosa da dire;
2. Lo si modifica secondo la propria “chiave critica”;
3. Lo si pubblica on-line e il gioco è fatto!
A volte le parodie vengono addirittura realizzate dal medesimo brand, perché sono un ottimo modo per creare buzz [passaparola] attorno al video originale e sono molto efficaci nel ridurre la spesa relativa ai media. Attenzione però, come sottolinea Jim Prior, Managing Director di The Parthners, “Può funzionare con i Brand che sono già di per se divertenti, e che non sono egoisti“.

sabato 17 ottobre 2009

La pubblicità che inganna.

Autore Teto
…la pubblicità al servizio del marketing del potere economico è stata ed è l’industria dell’inganno con cui si sono mascherati e consumati i più grandi delitti all’umanità ed all’ambiente. La pubblicità che, guidata dal marketing, scimmiotta la sacralità e la trasparenza della Comunicazione ha contribuito ad accelerare gli acquisti , i consumi, la produzione, il saccheggio delle risorse, l’inaridimento dei territori, l’inquinamento della vita. Un’esagerazione? Bene, non ho dubbi, se èquesto che pensi ti prego di svegliarti! Sono nel marketing da quasi 20 anni e non vivo con soddisfazione il rendermi conto di esser stato io per primo adesser plagiato per poi plagiare. Solo da un paio d’anni ho cominciato a capire e da allora sento che il mio compito è mettere a frutto le mie competenze per dar forza alla Comunicazione Costruttiva, quella che mette in accordo le persone, che individua e progetta i modelli per il benessere comune. Nella cultura mediterranea ho poi individuato il patrimonio genetico per un nuovo rinascimento…

domenica 27 settembre 2009

I video virali vengono premiati.

Vanksen lancia il secondo Viral Film Festival, un evento colorito organizzato in collaborazione con il suo partner Frenchies Party. Da ora e fino al 23 ottobre, creatori di video virali professionisti e non possono inviare i loro video. Partecipa e non perdere il festival il 26 novembre 2009!

Caratteristiche di un'azione virale di successo.

Il professor Jeffrey F. Rayport, docente della Harvard Business School, nel suo articolo, pubblicato nel 1996 per Fast Company "The Virus of Marketing" uso' per la prima volta questo termine. Egli individuò sei caratteristiche fondamentali che una concreta azione di marketing
virale doveva possedere per avere successo:
1) Il modo migliore per entrare nel mercato è camuffarsi (“stealth marketing”) utilizzando contenuti "smart” per nascondere un messaggio pubblicitario;
2) Il messaggio virale deve essere fruito gratuitamente;
) Bisogna lasciare che sia la comunità e il suo comportamento a causare la diffusione del messaggio;
4) Bisogna apparire come un portatore del virus non come il virus stesso;
5) Sfruttare la forza di più legami deboli che sarà maggiore di quella di pochi legami forti;
6) Calcolare gli investimenti nel lungo periodo fino a quando il messaggio raggiungerà il punto di rottura trasformandosi in un’epidemia.

domenica 20 settembre 2009

Marketing e comunicazione politica.

Per marketing politico si intende l'attività di comunicazione svolta consapevolmente dai soggetti che competono nel campo politico per raggiungere i propri obiettivi strategici e, in generale, per accrescere la propria influenza. L'estensione del consenso, misurato attraverso il voto o i sondaggi di opinione, rappresenta il principale obiettivo di questa attività, che ha quindi un'intima natura persuasiva. "L'ascesa dei consulenti politici" in Italia vede per ora in prima fila i sondaggisti, i pollster, piuttosto che gli strategist o i media trainer. I comunicatori, pubblicitari in testa, sembrano fuori gioco proprio per la par condicio che impedisce, di fatto, l'uso degli spot televisivi. Il processo tuttavia sembra definitivamente avviato: l'intera cultura e soprattutto la prassi politica è chiamata a fare i conti con la cultura del marketing. La competizione si sposta quindi anche al campo consulenziale. Scegliere un consulente significherà, sempre più, per un candidato o un dirigente politico, compiere una prima scelta di indirizzo professionale e culturale. Come avviene già da molti anni nel mondo delle aziende. Ma, proprio quando emerge lo stretto rapporto tra il campo della politica e quello della consulenza, è bene ribadire la necessità di distinguere ruoli, responsabilità, competenze. L'idea che tutto dipenda dalla comunicazione o, peggio ancora, dagli spin doctor, non solo non aiuta, ma complica le cose. La necessità di sviluppare una comunicazione efficace è reale e urgente, e richiede specializzazione e professionalizzazione. Ma la specializzazione, il riconoscimento delle diverse competenze, implica prima di tutto delimitazione degli ambiti e rispetto dei confini: un buon sondaggista non è detto che sia un buon stratega della comunicazione, come un buon comunicatore non è necessariamente in grado di impostare e realizzare survey o focus group. Così un bravo giornalista non è necessariamente un bravo comunicatore, a volte, nemmeno un buon capo ufficio stampa. Ma, soprattutto, bisogna saper riconoscere l'ambito specifico del politico, esaltare il suo ruolo di detentore della responsabilità di scegliere, senza sostituirsi a lui ma senza cedere nei suoi confronti e rinunciare alla critica.Se la qualità del politico è scarsa, se la proposta politica è debole, non sarà certo il packaging a modificarla potrà al massimo contribuire ad abbellirla per un po', ma imbroglio e imbrogliati sono grandezze legate da un rapporto inversamente proporzionale.
Alimentare la credenza che tutto dipenda dalla comunicazione o dalla campagna elettorale è una riduzione di complessità che non aiuta a comprendere come ragiona l'elettore. La politica ha bisogno di comunicazione professionalizzata ma, in primo luogo, ha bisogno di considerare realisticamente i possibili effetti della comunicazione che sono importanti ma non tali da sostituirsi alla politica stessa.

Le feste di partito al tempo della comunicazione digitalizzata.

Quelle appena concluse, sia a livello nazionale che locale, da destra a sinistra, evidenziano tutte che il format è giunto al capolinea. Sull'argomento è opportuno riflettere.
Le feste popolari dei partiti di massa erano la sintesi del rapporto tra politica e società. La festa era comunicazione, metteva in contatto, costruiva relazioni. La festa era anche una dimostrazione di forza, di dedizione, di spirito di servizio. La festa, soprattutto quella del Pci, era anche un cavallo di Troia, diminuiva le distanze, penetrava nelle roccaforti dei pregiudizi ideologici: i comunisti mangiavano panini e non bambini! Offriva momenti "unici": mostre di pittura, esperienze di avanguardia, dibattiti; dava voce a coloro che erano fuori dall'establishment e organizzava i primi grandi raduni musicali. È significativo che proprio mentre si inaridisce l'esperienza delle feste politiche sbocci la stagione di quelle "culturali": queste raccolgono un'esigenza comunque diffusa che la politica non sa più cogliere. Così le feste politiche al pari delle forme partitiche hanno vissuto l'inesorabile processo di secolarizzazione della società strettamente connesso alla mediatizzazione della sfera pubblica: personalizzazione, leaderizzazione, spettacolarizzazione. La festa politica è ormai un prodotto obsoleto, e da strumento di apertura si è trasformato in strumento autoreferenziale, da investimento comunicativo in costo organizzativo. Le feste politiche sono la metafora più efficace del difficile rapporto che intercorre tra azione politica e società, quello che chiamiamo rapporto con il territorio o radicamento.
La questione all'ordine del giorno è: come si organizza nella società mediatizzata la presenza di una libera associazione di donne e uomini che vogliono interessarsi di politica, quali forme dovrà assumere nel tempo della comunicazione digitalizzata (tv ma anche internet) la risposta a quella domanda di relazioni umane ravvicinate che appare crescere (e non decrescere) all'aumentare dell'intensità tecnologica? Insomma, che senso ha aderire e far vivere un'associazione politica che non si riduce solo a comitato elettorale? Le difficoltà della politica italiana in generale sono soprattutto culturali, legate alla comprensione dei cambiamenti avvenuti nella nostra società. Quali sono le ragioni di fondo dei cambiamenti che abbiamo vissuto? Quanto di queste ragioni dipende dai limiti degli altri e quanto dai nostri? E quanto dai limiti complessivi del nostro paese? Non tutto può essere ricondotto a Berlusconi, anzi egli appare spesso il frutto, non la causa, dei cambiamenti. Non sembri ingiusto verso i tanti che ci hanno dedicato tempo e i tantissimi che le hanno frequentate ma il format delle feste che abbiamo vissuto è superato, è inefficace. È parte di una cultura politica in estinzione. Da "partiti nuovi" come PdL e PD ci si aspetta una risposta "straordinaria" su come, nella società odierna, si debba vivere , agire, esistere.

sabato 19 settembre 2009

Cultural Jamming.

Sabotatori culturali è la traduzione. Sono artisti, scrittori, che utilizzano il linguaggio dell'arte per parodiare e deturpare i cartelloni pubblicitari ed altro. Il loro sito internet: AdBusters. Sono agitatori che utilizzano il linguaggio della controinformazione: tutti hanno il diritto di comunicare. Questo è il loro modo di comunicare la loro contrarietà a messaggi pubblicitari che non hanno mai chiesto di vedere ma che le multinazionali ci hanno imposto di farlo.
Nella foto è riportata un'azione dei cultural jamming a Parigi. Sul manifesto pubblicitario viene apposto il simbolo X che in internet indica di "chiudere la pagina". Un modo intelligente per ribellarsi ai manifesti pubblicitari che hanno letteralmente invaso la nostra vita e che noi non abbiamo chiesto di vedere.
Il Guerrilla Marketing prende spunto dagli strumenti utilizzati dai Cultural Jamming.

lunedì 7 settembre 2009

Il futuro del marketing passa per i blog.

Il Vice Presidente del Marketing Strategy Team di LG, Kwan Sup(KS) LEE, è fermamente convinto che internet in un futuro non troppo remoto sarà il principale media. Questa riflessione estrema si spiega probabilmente con la particolarità della situazione coreana. La blogosfera coreana, infatti, è fra le più attive e sviluppate al mondo e a dire di Mr. Lee gran parte delle comuncazioni fra aziende e privati avvengono attraverso i blog.
Kwan Sup(KS) LEE ha affermato che i marketers dovrebbero muoversi a modificare le loro strategie di comunicazione che ancora non sono sufficientemente integrate con la rete. I consumatori sono sempre più esigenti, vogliono poter rilasciare feedback pubblici sui prodotti, riceverne dalle case produttrici, avere un contatto diretto con le aziende senza dover passare per quella sorta di burocrazia dei privati alla quale siamo tutti stati abituati.
La differenza principale secondo Lee sta nella relazione che si viene a creare fra aziende e blogger. Un mezzo di comunicazione che permette agli utenti di interagire fra loro in un dato contesto prevede una totale lealtà da parte dei blogger con i propri lettori, il che consegue in un’indipendenza dei blogger dalle case produttrici. I blog LG non potranno mai essere obiettivi, ha dichiarato Mr. Lee, anche se le persone che ci lavorano sono accuratamente selezionate il meccanismo spontaneo di sudditanza che si instaura fra il datore di lavoro, in questo caso LG, e i dipendenti inficia inevitabilmente il risultato finale.
Mr. Lee chiama la sua posizione nei confronti del mondo del blogging Feedback Philosophy. Gli indici di gradimento di un prodotto non possono essere legati all’attività dei sondaggisti, ma devono arrivare direttamente dai clienti ai produttori senza mediazione. Una compagnia che stimoli numerose discussioni sui propri prodotti è una compagnia che riceve numerosi feedback e che di conseguenza può aggiustare il tiro, affinando le proprie strategie ed identificando i caratteri specifici del proprio target di riferimento.
Per evitare il meccanismo della gratitudine le aziende dovrebbero stabilire delle sponsorship non vincolanti con blog indipendenti, finanziando l’attività di questi ultimi dato che non si vive di sola comunicazione. ll finanziamento non deve essere legato ad un atteggiamento accomodante da parte dei blogger nei confronti delle aziende sponsor, ma viceversa in una totale sincerità nel valutare i prodotti sottoposti alla loro attenzione, sincerità senza la quale tutta la Feedback Philosophy viene a cadere.
Il Vice Presidente del Marketing Strategy Team ha affermato che l’IFA Blogger Forum di Berlino (edizione 2009) è solo un inizio di una strategia che LG Electronics ha intenzione di portare avanti nei prossimi anni; investendo di più sulla blogosfera e intensificando concretamente la sua presenza sui più popolari social network, primo fra tutti Facebook. Le strategie di comunicazione sul web di LG saranno all’insegna del GLocal, così da poter ottimizzare i proventi della feedback philosophy contestualizzando le attività di comunicazione sulla cultura alla quale sono dirette.
L’attenzione nei confronti dei Super Blogger ovviamente ha anche un rientro immediato per la LG Electronics dal punto di vista delle attività di Search Engine Optimization. Che se ne parli bene, che se ne parli male, purché se ne parli come un noto politico italiano amava ricordare; lo stesso vale per le campagne di indicizzazione sul web. Il lancio della Boardless TV è prossimo, anche se non sono state fornite date precise è pacifico che la campagna inizi con degno anticipo ed il Blogger Forum sarà certamente un’importante contributo a ciò.
L’attenzione che i grandi marchi stanno rivolgendo alle community, la Feedback Philosophy, per dirla con Mr. Lee, potrebbe avere conseguenze significative non soltanto sugli uffici Marketing di queste, ma in tutta la filiera amministrativa e produttiva, così come già la ha avuta per aziende quali Dell, Apple, Google etc.

domenica 6 settembre 2009

Facebook e la nuova politica italiana.

Il web vetrina si emancipa nei nuovi strumenti di condivisione, in cui la ‘sostanza e la relazione’ diventano protagonisti incontrastati. Facebook è la punta di diamante della presenza della politica in rete e, anche se i linguaggi lasciano spesso a desiderare, il fatto si può dire ormai consolidato. Ma il percorso per riconquistare la fiducia degli elettori quale driver di un cambiamento ormai irrinunciabile, è ancora lungo e contraddistinto talvolta da ambiguità. Il web 2.0 ha un effetto destabilizzante/innovativo in primis su chi lo usa, sovvertendo spesso filiere decisionali cristallizzate. Ma la realtà di una classe politica da sempre bollata come giurassica, sembra, in questo caso, dare sintomi di veloce convalescenza: quasi che il mondo aziendale, in questi giorni di crisi, si trovi ad essere in una fase di frenata mentre la classe politica manifesta un forte desiderio di conoscenza e apprendimento riguardo le nuove piattaforme di condivisione. L’effetto Obama sta facendo la differenza. Ma come è il mondo User Generated Politics italiano? Chi resiste alla prova ‘trasparenza’ vivendola come opportunità?
Ma davvero i politici utilizzano Facebook e blog per dialogare con la gente? Cosa sta veramente accadendo?
L’impressione è che nuovi profili si affaccino sullo scenario politico e, in un’ottica di ricambio e rigenerazione, stiano mettendo in campo energie e idee sinora lasciate a sopire… La tornata elettorale di giugno è sembrato essere un ottimo banco di prova per il web 2.0 italiano coniugato con la politica. Ecco tre esempi a loro modo significativi.
Tre modi di essere 2.0
Saturnino Di Ruscio, candidato Pdl alla presidenza della provincia di Fermo per le elezioni 2009, è certamente un politico navigato: dopo aver impostato una campagna elettorale dal sapore classico, ora, per la corsa finale, si è concentrato sulla comunicazione web multilevel. Grazie ad una accorta miscellanea tra i social network e la tradizionale affissione, sta raggiungendo tutte le fasce ponendo gli eventi come motore centrale della relazione con l’utente.
Sull’altro versante Matteo Renzi. Ha vinto le primarie di febbraio puntando sulla comunicazione politica 2.0: facebook, flickr, skype, youtube, mobile marketing e web tv. Ha deciso di svecchiare la politica a suo modo, prendendone le distanze, ed ha intuito che il dialogo on line può far maturare velocemente la relazione tra cittadini e candidati in una nuova dimensione. Oltre ad essere stato citato dal settimanale Time come l’Obama della Sinistra italiana ama usare Facebook come strumento previligiato di comunicazione sostituendolo al classico comunicato stampa. Con i suoi 34 anni rappresenta certamente la punta più avanzata della ‘politica condivisa nel nostro paese.
Claudia Porchietto di Torino nella campagna elettorale ha coniugato la presenza sul territorio – incontri nei mercati e davanti alle fabbriche – con l’assidua presenza sulle piattaforme web 2.0. Ha iniziato in salita con una presentazione stampa gestita in contemporanea su una piattaforma Web Conference per poi portare comunque, con un atteggiamento spigliato e sul filo dell’irriverenza verso i rituali della politica tradizionale, un programma votato al ‘fare condiviso’ che, certamente, al di là della sua reale volontà, rappresenta un fatto nuovo nel nostro paese da sempre incline ad una ossequiosa anti-modernità. La sua rete on line: doppia presenza su Facebook, un ning personale, un blog e una costante strategia di relazione one to one digitale con la raccolta di numerosi feed back tanto da prevedere l’edizione di un e-book che raccoglierà le prime testimonianze 2.0 dell’Italia che cambia (speriamo).

giovedì 27 agosto 2009

La rivoluzione dei social media.

Alcune interessanti statistiche:
L’80% dell’utilizzo di Twitter avviene da dispositivi mobili. Le persone postano update da ogni luogo e in ogni momento. Ora pensa a cosa significa quando si parla di “bad user experience”.
Il secondo motore di ricerca al mondo è YouTube.
Wikipedia conta oggi 13 milioni di articoli; molti studi hanno dismostrato come questa sia più accurata dell’Enciclopedia Britannica e il 78% di questi articoli… non sono inglesi.
Il 34% dei blogger postano opinioni riguardo prodotti e brand.
Solo il 18% delle tradizionali campagne TV genera ROI positivi.
Credo che solo da queste poche notizie non è esagerato parlare di rivoluzione.

venerdì 7 agosto 2009

Da Andria alla Florida, 30 quintali di olio extra vergine d'oliva.

Oltre trenta quintali di olio extravergine di oliva acquistati dalla Disney Co. per la fornitura di tutto il proprio sistema di ristorazione e ospitalità alberghiera. È il primo risultato della nuova edizione di Qoco, manifestazione del Comune di Andria che per l'edizione 2009 è stata coordinata dall'agenzia per l'internazionalizzazione delle imprese del Patto territoriale Nord Barese-Ofantino. La più grande multinazionale del divertimento del mondo ha scelto anche l'olio extravergine di oliva di Andria per la fornitura del suo sistema di ristorazione (500 punti ristoro di cui 300 sono ristoranti) e di ospitalità alberghiera (con 27 resort extralusso, 30mila camere, due navi da crociera da circa 6mila posti). Il sindaco, Vincenzo Zaccaro ha osservato come «in tutto il mondo cresce l'attenzione per la dieta mediterranea che poggia proprio sull’olio extravergine di oliva. Da qui l’intuizione del marchio unico Qoco e la proposta del Comune di Andria, attraverso l’Agenzia per l’innovazione e l’internazionalizzazione di Corato, di aprire il nostro prodotto ad un partner internazionale dalle potenzialità straordinarie per le aziende andriesi che hanno aderito, che al momento sono undici ma che ci auguriamo possano aumentare». Giovanni Del Mastro, assessore all’Agricoltura del Comune di Andria, ha osservato: «Affianco alla necessità di continuare a fare con Qoco marketing del territorio, senza il quale oggi è impossibile vendere qualsiasi prodotto, abbiamo voluto dare una possibilità di vendita ai nostri produttori che, non dimentichiamolo l’anno scorso sono scesi in piazza per la gravissima crisi del settore olivicolo». «L’acquisto è per ora di 30 quintali di olio, che in una situazione di pesante stagnazione del mercato dell’extravergine di oliva e con grosse quantità di invenduto – dice Massimo Mazzilli, presidente Aint - rappresenta una prima importante boccata di ossigeno per i produttori». I dettagli dell'iniziativa sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa a Palazzo di Città. Sono intervenuti il sindaco di Andria Vincenzo Zaccaro, l'assessore alle attività produttive Giovanni del Mastro, la responsabile dell'agenzia Sabina Ferri, il produttore vitivinicolo Riccardo Matera e il produttore di olio Savino Agresti.

domenica 2 agosto 2009

I ristoranti arrivano su Twitter

Kogi, ristorante coreano itinerantee nella zona di Los Angeles, è sbarcato su Twitter, facendosi strada verso la notorietà internazionale e ispirando ristoratori alla ricerca di nuovi modi per attirare clienti in questo periodo di profonda recessione.Twitter, sito gratuito di social networking, è un ingrediente fondamentale del successo di Kogi. Il sito, che era nato per permettere agli utenti di leggere brevi messaggi da 140 caratteri di amici e celebrità, sta rapidamente diventando un potente nuovo mezzo impiegato dalle aziende per parlare direttamente ai propri clienti.

domenica 26 luglio 2009

Comunicare Mediterraneo

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Stefano Petrucci organizzatore di RING evento del 2008 tenutosi a Lecce.

Le nuove tecnologie.

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Carlo Massarini fu uno dei tanti relatori che parteciparono all'edizione del 2008 di RING che si tenne a Lecce. L'evento fu caratterizzato dall’ambizioso obiettivo di ospitare la “firma” di importanti protocolli d’intesa tra Istituzioni, Imprese e Università che avviarono importanti progetti per lo sviluppo dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e non solo.
L’evento guardava al Mediterraneo quale centro nevralgico pulsante di relazioni che potevano essere messe in equilibrio attraverso un’innovativa gestione dei rapporti fra mondo produttivo, mondo politico, mondo economico, alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo.
All’interno dell’arena, RING ospitò un'area tematica dedicata al Marketing ed alla Comunicazione, intese quali imporanti leve strategiche nell’era della globalizzazione, sotto l'ottica dell'innovazione e trasformazione. Si confrontarono lead thinkers ed esperti della comunicazione, del business, della cultura in un’arena ricca di contenuti e di iniziative. Peccato che dopo l'edizione del 2007 e dell'anno scorso, quest'anno non si sia replicato.

sabato 18 luglio 2009

Forum Economico Finanziario per il Mediterraneo

Si terrà a Milano il 20 e 21 luglio il Forum Economico Finanziario per il Mediterraneo, promosso e organizzato congiuntamente dalla Camera di Commercio di Milano, dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Regione Lombardia.
Obiettivo principale del Forum è la progressiva integrazione dell’area economica euro-mediterranea. Esso aspira a diventare un evento annuale significativo, che si inquadra nel contesto istituzionale e politico della ”Unione per il Mediterraneo”.
Il Forum riunirà i più autorevoli esponenti governativi e i leader dei sistemi economici e produttivi dei Paesi dell’Unione per il Mediterraneo, per l’elaborazione di politiche e azioni di sostegno alle PMI, con particolare riferimento ai settori chiave dell’energia e delle infrastrutture.
I lavori del Forum di Milano si terranno nelle sedi di Palazzo Mezzanotte, Palazzo Turati e Palazzo Giureconsulti. La partecipazione è gratuita con iscrizione obbligatoria
Partecipano al “Forum Economico e Finanziario per il Mediterraneo” autorevoli esponenti governativi e diversi leader dei sistemi economici e produttivi dei Paesi dell’Unione per il Mediterraneo.
***
Il programma
mattinata del 20 Luglio
Sessione di apertura alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri On. Silvio Berlusconi, nonché di altri Capi di Stato e di Governo dei Paesi dell’UpM, di rappresentanti della Commissione Europea e delle principali Organizzazioni finanziarie internazionali.
pomeriggio del 20 luglio e mattinata del 21 luglio
Panel relativi a tematiche e a settori di importanza strategica per il rafforzamento dell’integrazione economica nel Mediterraneo, quali le reti delle infrastrutture, l’energia e il sostegno alle PMI. Nel pomeriggio del 21 Luglio è prevista una Tavola rotonda dedicata al tema “Mediterraneo: l’opportunità di uno sviluppo condiviso”, presieduta dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, On. Giulio Tremonti.
Sessione conclusiva presieduta dal Ministro degli Affari Esteri On. Franco Frattini.

domenica 12 luglio 2009

Cooperazione e comunicazione per un nuovo equilibrio mediterraneo

di Boris Biancheri Presidente ISPI, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Milano
Il Mediterraneo ha costituito e costituisce tuttora un'area dove la comunicazione è insufficiente sia all'interno dell'area, sia da quest'area verso l'esterno. Gli eventi del Mediterraneo sono immediatamente noti se si tratta di catastrofi, terremoti, atti di guerriglia o di terrorismo, ma la realtà quotidiana, quello che avviene giornalmente nell'ambito della politica di ciascuno dei Paesi rivieraschi del Mediterraneo, nell'ambito dell'economia, della cronaca quotidiana, della cultura, dello sport, nell'ambito di tutto ciò che rappresenta la vita quotidiana dei suoi abitanti rimane sconosciuto. È insufficiente anche la conoscenza all'interno dell'area mediterranea. Spesso constatiamo che in parte le difficoltà del dialogo vengono dalla difficoltà di trovare un interlocutore che risponda. L'interlocuzione con la sponda Sud e la sponda orientale del Mediterraneo non è facile anche per un difetto di comunicazione al proprio interno. L'agenzia ANSA ha cercato di sopperire a questa mancanza comunicativa con la costituzione di Ansamed, un notiziario in italiano, inglese e arabo e del nuovo portale web, il cui obiettivo non è solo quello di portare notizie italiane nel Mediterraneo, ma di portare, in modo unitario, selettivo ma comprensivo, tutto ciò che ha rilevanza nella vita politica, economica e culturale dell'area mediterranea all'attenzione sia dei Paesi del Mediterraneo stesso, sia dei grandi media internazionali. Per far questo non bastano le forze dell'ANSA, ma occorre la collaborazione di tutte le forze e le agenzie che operano nei singoli Paesi del Mediterraneo: solo attraverso questo assemblaggio si può produrre un prodotto che veramente attiri anche l'attenzione dei grandi media internazionali. Esiste poi un interrogativo rilevante: cosa definisce in fondo il Mediterraneo? Non è un'unità etnica, non è un'unità linguistica, religiosa, politica, storica; è certo un'unità geografica, ma che cos'è, in realtà, che fa il Mediterraneo? Sentiamo che c'è qualcosa di comune, ma di che cosa si tratta? Ognuno dà le proprie risposte. Ritengo che se una somiglianza esiste, occorre andare a cercarla non in alto, nella stratosfera politica, ma in basso, nella vita quotidiana, ad esempio nel caffè. Non nel caffè prodotto, ma nello ¿spazio del caffè¿, ossia il luogo dove si entra, ci si incontra, ci si siede a un tavolo, ci si introduce, si vive insieme, si discute, si litiga, poi si fa pace e poi entrano dei nuovi interlocutori. Quello dei Paesi del Mediterraneo è sempre uguale ed è diversissimo dal bar americano, dal pub inglese, dalla pasticceria viennese o tedesca; è il caffè del Mediterraneo. Se si dovesse immaginare un simbolo della vita mediterranea, lo cercherei nel caffè del Mediterraneo. Che sia a Smirne, che sia a Rabat, che sia a Palermo, che sia a Marsiglia, che sia a Milano, c'è qualche cosa nel caffè del Mediterraneo che ci unisce e mi auguro che questa unione rimanga.

martedì 7 luglio 2009

Made in Med, i valori del mare nostrum

Un interessante articolo di Luca M. Visconti, direttore didattico del Master in marketing e comunicazione della Bocconi
Più di un ventennio fa, molti teorici della globalizzazione prevedevano l’ineluttabile convergenza di stili di consumo, standard tecnologici e sistemi di offerta in un nucleo comune a livello planetario. Alcune marche sono state persino assunte come metafora della paventata globalizzazione, parlando di Disneyficazione o McDonaldizzazione dell’economia di mercato. C’è sicuramente un fondo di verità. Chi di noi, oggi, non usa proprio i ristoranti di McDonald’s come porto franco quando viaggia da un capo all’altro del globo? E chi, comunque, non li trova a ogni pie’ sospinto? La globalizzazione, tuttavia, ha portato con sé un’altrettanto accesa rinascita (rivincita?) dei localismi. Assieme a sapori, suoni, intrattenimenti globali riscopriamo il piacere per stimolazioni di mercato che affondano le radici in tradizioni uniche, in ricordi nostri o immaginati, in eccezioni alla regola dell’omologazione. Si tratta del contraltare della globalizzazione, rappresentato dalla tutela del ‘country of origin’ e del ‘made in’. Gli studi in materia sono molti ed eterogenei. Spesso la provenienza di un prodotto (in termini di design, produzione e/o assemblaggio) è considerata come una delle caratteristiche estrinseche di un bene, al pari del prezzo, della marca o del packaging. In tal caso, con riguardo ai processi di acquisto sembra provato che il peso del fattore ‘made in’ aumenti per i consumatori più giovani, più istruiti e ricchi, o ispirati da motivazioni patriottiche ed etnocentriche. Per altri, invece, il ‘country of origin’ non sarebbe uno dei tanti attributi considerati in fase di decisione d’acquisto, ma un elemento che darebbe un significato diverso a tutti gli attributi valutati. Giocherebbe quindi un ruolo trasversale, modificando le percezioni di prezzo, prodotto o distribuzione alla luce della provenienza certificata di un bene, soprattutto quando questi attributi non sono chiaramente comunicati al consumatore. Tradizionalmente, però, l’attenzione è stata rivolta alla base nazionale del ‘made in’, sia quando questo supporta l’immagine di prodotto (si pensi al made in Italy) sia quando invece ne costituisce un tratto critico (l’opposto caso del made in China).
Più recentemente, si sta affermando la possibilità di usare aree sovranazionali, come quella mediterranea, per attribuire al prodotto o alla marca particolari valenze. Il Mediterraneo può certamente essere letto in termini geografici, e dunque come collettivo di paesi che condividono lo stesso mare nostrum. Ad esempio, l’agenzia stampa Ansamed ha creato un network di 17 partner per offrire notizie aggiornate sui paesi mediterranei. Numerose iniziative di marketing territoriale hanno come obiettivo la crescita equa e bilanciata del bacino mediterraneo: si pensi all’Imed, Istituto per il Mediterraneo. E ancora, un’azienda come L’Occitane ha costruito la propria immagine di marca sulla localizzazione mediterranea, e provenzale in particolare, dei propri prodotti. Il ‘made in Med’, comunque, non si esaurirebbe nell’identificare una precisa provenienza territoriale del prodotto. In alcuni casi, infatti, il Mediterraneo è impiegato come metafora di un sistema di valori, dunque di un ‘way of thinking’, costruito attorno alla celebrazione della lentezza, della connettività, del rispetto per il pluralismo di vedute. Solo in questa prospettiva si può apprezzare la strategia di una marca come Camper, che invita i suoi clienti a “camminare, non a correre” o, ancor più sorprendentemente, a “non comprare il prodotto se non ne hanno davvero bisogno”. Le marche si fanno portatrici d’ideologie, e il Mediterraneo offre un portato di pensiero e tradizione unico, storicamente ricco e ancora oggi di grande (post)modernità. In sintesi, i prodotti made in Med certificano non solo un’autenticità territoriale ma anche un’autenticità ideologica che trascende i confini geografici e diventa un “localismo globalmente fruibile”.

domenica 5 luglio 2009

Dal mondo dell'agroalimentare

Il Marketing Mediterraneo nel mondo alimentare, certamente più di altri affine e attento alla categoria della mediterraneità e dei suoi valori, inizia ad affacciarsi.
Grazie alla diffusione del web, ai suoi sviluppi ed utilizzi sociali che hanno reso le persone più informate, più consapevoli, più critiche, dotate per la prima volta del potere forte di condividere opinioni, scelte, giudizi e in sintesi orientare anche pesantemente consumi e successi o insuccessi di merci e prodotti (Fabris parla di un consumatore che si è trasformato in consum-ATTORE, consum-AUTORE, addirittura in consumato-RE)!
Oggi ci sono i gruppi d’acquisto online, c’è Eataly, il cibo buono pulito e giusto di Slow Food occupa le copertine di GDO Week, tutte le insegne distributive dedicano risorse ingenti a sviluppare progetti Km0 o filiere corte produttore-consumatore…
Tutti segnali, forse amplificati da questa crisi generalizzata dei consumi, che indicano l’affermazione e il consolidamento tra le persone e nelle comunità di molti dei concetti fondanti e distintivi del marketing mediterraneo:
STOP iper consumismo
STOP sovreccitazione dei sensi
SI’ apprendere dal consumatore
SI’ SLOW
SI’ Tempo rallentato
SI’ Misura
SI’ Ricerca bene comune
SI’ Consumo come agire sociale
SI’ Tradizione
SI’ Localismo
SI’ Autenticità
SI’ Genius loci.
Insomma, sembra quasi che la società si sia di colpo “mediterraneizzata” e mi pare che i tempi siano finalmente maturi perché il marketing mediterraneo possa e debba affermarsi, diventando prassi, soprattutto a partire dal mondo alimentare.
Tutti noi, produttori, distributori ed operatori del mondo del cibo siamo quindi chiamati a re-inventarci, ri-creando prodotti, pack, modelli distributivi, strategie e tattiche promo-commerciali, strumenti di marketing e comunicazione finalmente originali, ma, soprattutto studiati partendo dalle voci e dalle indicazioni delle persone che saremo stati in grado di ascoltare.
L’applicazione del marketing mediterraneo contribuisce non solo a fare vendere di più, ma anche a fare vivere meglio.
Non è utopia!

Marketing Mediterraneo. Una prospettiva latina per il marketing postmoderno

lunedì 22 giugno 2009

Il Marketing politico non differisce da quello tradizionale

BASTA TENERE PRESENTI LE CARATTERISTICHE DI QUESTO MERCATO.
Paragonare le campagne politiche ad un mercato non è una operazione ardita, in quanto, il processo elettorale è in ultima analisi:
- Un operazione di scambio (voto per rappresentanza di specifici interessi)
- Tra attori in concorrenza (Partiti e Candiddati)
- I quali si rivolgono a dei consumatori (elettori)

- Attraverso dei distributori (media)
Lo scambio si concretizza con "l'acquisto" in cabina elettorale da parte del consumatore-elettore. L'esito della contesa sul mercato dipende dalle strategie poste in essere allo scopo di massimizzare i profitti. Il mercato politico presenta delle specifiche particolari rispetto a quello economico.

sabato 20 giugno 2009

Due domande sulla comunicazione politica.

Qual è oggi il ruolo dei social network nella comunicazione politica?In questi ultimi due anni c'è stato il fenomeno Grillo, che ha dimostrato quali possono essere le straordinarie potenzialità del social networking. Nessun partito o politico pensa di poter fare a meno di avere uno spazio Internet. I blog sono oramai frequentatissime agorà virtuali in cui maturano proposte e decisioni.C’è differenza tra un blog e Facebook?Dipende. Per i blog va fatto un discorso a parte. Impongono al politico uno sforzo di apertura e trasparenza e favoriscono la partecipazione dal basso. Credo, tuttavia, che il fenomeno vada ancora compreso in tutta la sua essenza. Influenza e dibattito libero non sono la stessa cosa. La domanda è: passeremo dalla "telecrazia" alla "blogcrazia"? Per quanto riguarda gli altri strumenti di social networking, tutto dipende dal contesto e dall'uso che se ne fa. Per capirci. L'uso politico di Myspace ha un senso negli USA, dove gli utenti Internet sono milioni e le distanze rendono spesso difficile un contatto diretto con l'elettorato, spingendo alla ricerca di surrogati mediatici "caldi". Ma in Italia le condizioni sono molto diverse. Qualche politico ha pensato di usare Twitter per fidelizzare emotivamente l'elettorato; ma solo nelle ultime settimane - e dopo alcuni fallimenti – si è capito che questo strumento può diventare una sorta di agenzia di stampa telematica personalizzata low cost. Siamo di fronte ad uno scenario caotico e stimolante. La politica ha a sua disposizione numerosi nuovi media dalle potenzialità poliedriche. Le finalità per cui utilizzarli dipenderanno dalla creatività e fantasia dei politici e, soprattutto, dai loro obiettivi. Un blog consente dialogo, discussione, partecipazione costruttiva anche attraverso funzionalità wiki. È un luogo di aggregazione simbolica ed emotiva, ma soprattutto una piazza virtuale in cui sviluppare un discorso razionale collettivo. Facebook nasce con finalità essenzialmente ludiche e ricreative. Può essere utile per stabilire un primo rapporto con il candidato politico, per conoscerne i tratti principali, differenziarlo dagli altri candidati, perfino stabilire un rapporto empatico virtuale con lui. Ma il rapporto comunicativo resta sostanzialmente asimmetrico, con una parte dominante (il politico) e una che si limita ad approvare o disapprovare. Aggiungerei che, mentre il blog politico impone quasi sempre un focus sui temi, Facebook ha un focus sui soggetti. Si tratta ovviamente di decidere se siamo più interessati al programma politico del candidato o ai suoi gusti musicali...

La comunicazione politica sul web.

Cerchi “Pd” con Google e il primo risultato che salta fuori, come previsto, è il sito del Partito Democratico. Scrivi “Pdl” e, invece del Popolo della Libertà, rischi di finire sulla pagina del “Partito comunista ticinese”. Sulla Rete, in effetti, la sfida di Berlusconi è iniziata in salita: il sito ufficiale del Partito Democratico funziona a pieno regime (tra news, forum tematici, blog e video) e può contare oltre 10 mila iscritti, mentre quello del Popolo delle libertà annaspa un po’. Vanno meglio gli altri siti della galassia “berlusconiana” (raggiungibili dall’home page del Pdl): soprattutto quello di Forza Italia, che nel frattempo si è trasformato in “Vota Berlusconi”. La campagna elettorale in “formato” 2.0 è finita anche sotto la lente dei blogger: come si legge su “Politicaduepuntozero”, «il portale del Pd è una sorta di network informativo autosufficiente, capace di definire una propria agenda sulle principali tematiche politiche, economiche, sociali e culturali. Le notizie sul partito e sul leader diventano, in modo apparentemente paradossale, quasi un aspetto marginale del pacchetto d’offerta informativa». Quello del Popolo della Libertà, invece, è «un meta-portale, vera e propria porta d’ingresso agli altri siti che gravitano intorno a questa fase del progetto politico berlusconiano: Forza Italia, Tv della Libertà, Giornale della Libertà e Circoli della Libertà».Ma insomma: chi vince in Rete? Facendo un confronto con Alexa (azienda americana che si occupa del traffico su Internet), il sito del Pd batte piuttosto nettamente quello del Pdl. I numeri confermano inoltre che, sul web, il marchio “Forza Italia” continua a essere più forte del “Popolo della Libertà”.E gli altri? L’impressione è che nessuna delle altre formazioni che vantano un candidato premier punti “forte” sulla Rete. Quelli de “La Destra” si limitano a piazzare il proprio simbolo in formato gigante sulla home page, relegando in basso documenti e link. “La Rosa Bianca”, difficilmente rintracciabile con Google, punta invece sugli interventi dei suoi esponenti, mentre la sezione “Crea la tua comunità” risulta ancora “in costruzione”. Sul sito dell’Udc – che correrà in solitudine dopo lo strappo con il Pdl – ampio spazio a notizie e dichiarazioni di Casini, Cesa e soci. E «la Sinistra? Non pervenuta. Almeno sul web, la rincorsa della Cosa Rossa appare quasi una “missione impossibile”.Poco incisivo lo sforzo di Di Pietro che ha puntato più sulla presenza televisiva.Chi invece è riuscito a far funzionare il web al meglio sono i Radicali.

sabato 30 maggio 2009

Suggerimenti di Marketing per ristoratori.

Quando il ristoratore si trova di fronte ad una flessione del ciclo economico della sua attività, può reagire in due modi: arrendersi e lamentarsi, o decidere consapevolmente di fare ciò che occorre per aumentare la sua quota di mercato. Fare Marketing è sempre importante, ma diventa necessario nei momenti di crisi. Ecco alcuni consigli utili di Marketing:
1 - Comunicare con i vostri clienti. Utilizzare la posta elettronica per inviare offerte personalizzate per i clienti abituali. Costruire un elenco di indirizzi e-mail invitando i clienti a lasciare biglietti da visita o a compilare un breve profilo del cliente incluso l'indirizzo email.
2 - Motivare il personale. Incentivarli ad essere più propositivi e più professionali con i clienti.
3 - Conoscere i clienti. Per essere più efficace, è necessario conoscere il vostro target. Accogliere personalmente i vostri ospiti. Quando il cliente ritornerà dovrà associare il vostro nome alla vostra faccia.
4 - Conoscere meglio la concorrenza. Visita periodicamente i tuoi concorrenti. Osserva ciò che stanno facendo per acquisire gli stessi clienti che voi state cercando.
5 - Identificare gli influenzatori. Sono coloro che assumono il ruolo di opinion leader e che sono molto ascoltati dall'opinione pubblica. La loro preferenza per il vostro locale sarà la migliore pubblicità.
6 - Mettere a fuoco i vostri sforzi. Focalizza le tue azioni di marketing all'interno di una zona compresa tra tre e cinque chilometri di raggio.