martedì 30 dicembre 2008

Video virali di Don Bosco

Questo bellissimo video virale coglie in pieno il centro del messaggio e stimola il buon senso dell'essere umano. Quest'anno le Missioni Don Bosco hanno deciso di chiedere aiuto agli utenti della rete affinchè il loro messaggio si possa fare più forte anche su internet e per questo è stata creata la campagna "Dona un tuo video (virale) alle Missioni DON BOSCO".

Se vuoi saperne di più, vai sul gruppo di Facebook e scopri come fare.

domenica 28 dicembre 2008

Dr_Who, no profit e Marketing Mediterraneo

Interessante e condivisibile gli argomenti del Dr_Who sul no profit ed il Marketing Mediterraneo.

"La musica da sempre è un collettore universale perchè libera gli animi e coinvolge persone apparentemente distanti. E’ davvero incredibile il modo in cui il non profit interpreta al meglio il 2.0, facendone emergere la vera personalità: la relationship e la collaborazione creativa. Sempre più sono convinto che il non profit sia il vero interprete del Marketing Mediterraneo e del pensiero meridiano che lo sostiene."

giovedì 18 dicembre 2008

Ampelio Bucci riflette sul Marketing Mediterraneo

Leggiamo le sue riflessioni su cosa dovrebbe essere il Marketing Mediterraneo:
PREMESSA
Sapete: mi sono stufato di continuare a parlare di moda, di design, di estetica, di sensorialità, di panacee, di brand extention, di experience, ecc.ecc.
Mentre attorno a noi il Mediterraneo ci segnala (ci grida) altre cose: le pattumiere di Napoli, i morti a Beirut, l’inquinamento al Cairo, le carrette del mare con gli immigrati, i problemi di integrazione, la povertà. Il Mediterraneo ci segnala problemi, tanti problemi.
Noi continueremo a fare prodotti, negozi più belli, più profumati, ristoranti più “experience” con luci mutevoli, cibi post-nouvelle cuisine, ma bisogna riconoscere che stiamo continuando a illuderci: non è il marketing che innova.
Però non vediamo che il Mediterraneo, laboratorio millenario, ci segnala “problemi” e in questo modo non comprendiamo fino in fondo cosa significa in concreto globalizzazione, complessità, integrazione, multi-religiosità, incontro di culture.
Secondo me il Marketing Mediterraneo dovrebbe occuparsi anche di questo. Cioè di problemi.
1. VIVA LA RICERCA
Dai molti incontri emerge che il marketing deve “guardarsi da fuori” per capirsi nei momenti di cambiamento e soprattutto per capire il cambiamento. Altrimenti rischia molto. Alcuni esempi sono illuminanti. Si vuole far entrare negli schemi di marketing aspetti che non ci stanno.
Restare a tutti i costi in uno schema di marketing in un mondo in cambiamento può portare a risultati fuorvianti. L’avevamo già visto trent’anni fa quando si è cercato di far stare settori nuovi “estetici” nel marketing “duro” americano. Il marketing è una strumentazione non un’ideologia. Attenzione ai fondamentalismi (non solo nel nostro lavoro).
2. MARKETING MEDITERRANEO
Sembra essere un ossimoro, una contraddizione in termini. Non c’è e forse non può esserci. Tutti gli esempi portati in questi incontri sono di marketing “sul” mediterraneo. Ma sono di marketing possiamo dire “classico”: di marketing dei desideri più che di marketing dei bisogni o di marketing dei servizi.
Tutto questo non è negativo, anzi positivo, perché vuol dire che il marketing è una vera disciplina (cioè si può insegnare). Bisogna però farlo sviluppare con meno regole teoriche e più progetto, meno sicurezze e più sperimentazione, più sensibilità, più creatività per essere aderente ai tempi che cambiano.
È la stessa cosa che succede in architettura, design, medicina e nelle altre discipline, le quali sono sempre le stesse ma evolvono con i tempi e aggiungono nuovi elementi. Sono le “opere” (cioè le invenzioni concrete), diceva Louis Khan, che cambiano le discipline. Questo per me vale anche nel marketing, infatti le “panacee” nascono guardando qualche invenzione concreta fatta da qualcuno.
3. I TEMPI CAMBIANO
Attenzione! Il problema oggi non è la cravatta di Marinella o il profumo di Occitane.Queste storie rientrano nei “mondi” che già conosciamo : i desideri sono “insaziabili” (Freud), “infiniti” (Baumann) e quindi è chiaro che sui desideri il marketing lavorerà ancora per molto.Ma in tutto quello che abbiamo visto finora la mediterraneità non c’entra.
4. COSA CI DICE IL MEDITERRANEO
Però il Mediterraneo oggi è importante (come tutti abbiamo intuito e per questo si siamo appassionati) ma ci dice altre cose. Ci dice: non dobbiamo occuparci delle brioches di Maria Antonietta!
Il Mediterraneo ci indica che dobbiamo occuparci dei problemi. I problemi oggi ci sono, sono molto più profondi e anche drammatici. E il Mediterraneo ce li indica non metaforicamente ma realmente. Dall’estetica all’etica. Questo è il punto nuovo fondamentale.
Dobbiamo occuparci della realtà, non dei reality.Questo però non riguarda subito il marketing ma la società globale. Quindi dobbiamo prima capire il cambiamento (come a suo tempo cercammo di capire il design) e poi vedere cosa può fare e come il marketing può aiutare.
5. MEDITERRANEO E MARKETING
È per questo che oggi è così importante, interessante, affascinante il Mediterraneo. Oggi più di ieri. Pur non essendo un luogo. Anzi essendo “fra i luoghi” in mezzo alle terre, in mezzo alle culture. Questo è il punto fondamentale da approfondire perchè anche il marketing è sempre “fra” due parti (azienda/mercato, prodotti/consumatori, ecc.).
E’ una disciplina che lavora proprio “fra”, che cerca di mettere insieme i due poli.C’è quindi anche una nozione culturale di marketing in quel mare che mette in comunicazione fra loro tre continenti (Europa, Asia e Africa) e le tre religioni monoteiste (Cristiana, Ebrea, Islam). Per questo forse la mediterraneità ha affascinato un gruppo di markettari come noi. E anche perché il Mediterraneo ha già visto altre volte quello che sta succedendo adesso, e ha sperimentato da secoli la globalizzazione attuale (Otello era un moro che aveva sposato una bianca…).
Anche perché non riusciamo più a comprendere i comportamenti degli altri attorno a noi. Come osserva De Rita: “gli italiani sono oggi incomprensibili. La società è sempre più sparpagliata. Spezzettata. È una mutazione che non so spiegare. Dieci anni fa avrei parlato di neoborghesia, venti o trent’anni fa di sommerso o di postmodernità. Quella di oggi è una società a coriandoli. Non la si può studiare se non antropologicamente. Detto da me, da un sociologo, è come se mi tagliassi i coglioni”.
6. NON PENSIAMO SUBITO AL MARKETING E AI CONSUMI
Ovviamente sono le culture materiali che passano per prime, non quelle alte, etiche, ideologiche, religiose. E quindi compare subito “il marketing” ma quello solito, tradizionale quello dei consumi. Le culture orientali ci hanno già invaso di prodotti e servizi (la moda, il sushi, la casa giapponese, la Cina). Adesso arrivano i prodotti mediorientali e mediterranei. Ma anche qui il marketing è già fatto. I Doner Kebab hanno cambiato il sapore, per essere più vicini al nostro gusto e hanno messo in campo catene di vendita tipo Mc Donald’s (pulite, comunicate, colorate). Il quale Mc Donald’s – a sua volta – sta europeizzando i sui spazi con architetti e sta facendo una campagna di comunicazione per dire che la sua carne è sana. Quindi, secondo me, è inutile che cerchiamo un marketing mediterraneo attorno a Camper, Occitane, D&G, Marinella e così via. Sempre di marketing classico europeo si tratta. Fatto più o meno bene, con maggiore o minore capacità e creatività.
7. I PROBLEMI
I problemi della nostra società sono altri e legati essenzialmente alla globalizzazione e alle conseguenze (negative) dei consumi. “Ci troviamo nell’età dell’addio alla tradizione occidentale. Gli dei sono scappati. Incomincia a flettersi la straordinaria ricchezza della tradizione occidentale: filosofia, cristianesimo, forme economiche e politiche”. Ci troviamo in una delle fasi più straordinarie della storia dell’uomo”.
8. L’ITALIA SI REIMMERGE NEL MEDITERRANEO
Alcuni paesi che si affacciano sul mediterraneo sono “particolarmente” mediterranei: quelli dei conflitti religiosi e di civiltà come il Libano e la Palestina e gli altri del lato africano.Ma, in più, c’è l’Italia che è piombata in piena “mediterraneità” soprattutto come politica. La differenza con la Germania, l’Inghilterra, la Spagna, la Francia emerge scandalosamente.
Sono usciti alcuni libri negli ultimi mesi, con grande clamore, come:- “Gomorra” di Roberto Saviano sulla camorra napoletana da cui un film straordinario;- “La Casta” e “La Deriva” di Rizzo e Stella sui costi vergognosi della politica italiana;- “La liberalizzazione è di sinistra” di Alesina e Gavazzi sulla sinistra che difende i privilegi.
Ci sono inchieste continue sui giornali. L’Italia si sposta in nord Africa.Cosa significa per noi questo ? Forse è in atto un nuovo “neo-realismo” (sarebbe straordinario).Non so, però vale la pensa registrarlo.
9. IL MARKETING DEI PROBLEMI
Come fare a occuparsi di marketing dei problemi ?- Prima di tutto individuando alcuni problemi su cui è possibile intervenire. Questa sarebbe già una bellissima cosa: occuparsi di “problem setting” e non sempre solo di “problem solving”. In Domus abbiamo lavorato molto anche con Ezio Manzini su questo tema in termini di design (& marketing). Ed erano venute fuori cose molto interessanti e anticipatorie che riguardavano spesso il sociale più del privato, la città più della casa.- Spesso si tratta di problemi di minoranze verso maggioranze, di piccoli verso grandi, di deboli verso i più forti. Vale anche per le imprese. C’è tutto il territorio della sopravvivenza dei “piccoli” (le piccole imprese, i negozi, l’artigianato, i distretti, gli operatori turistici, la ristorazione, i prodotti agricoli, ecc.) contro lo strapotere della globalizzazione, della omologazione e delle “multinazionali” (le quali sono ormai entità virtuali solo finanziarie e quindi senza “etica” ). In queste aree il marketing può servire moltissimo (per segmentare, comunicare con i nuovi media, inventare strategie differenziali, mettere insieme). Ed è un marketing più mediterraneo che europeo o americano. Noi dovremmo quindi essere più bravi.- Ci sono anche problemi più ampi. Risparmio energetico, sostenibilità, fasce deboli delle popolazioni, problemi sociali di minoranze verso maggioranze. E il mediterraneo è proprio il mare che collega “minoranze”. Tutti temi in cui marketing e comunicazione possono dare un contributo.- In questo senso rileggerei Slow Food. Slow Food è un esempio “etico” di difesa delle biodiversità e delle culture deboli che funziona e che ha inventato un “nuovo marketing”.- Cosi come funziona tutto il movimento che si sta chiamando slow e che riguarda altre discipline. Per esempio lo “slow-design” e il design-sostenibile. E poi anche i movimenti “low” cioè low-cost.- Ma ci sono anche altri problemi, minori e privati. Più semplici e forse meno globali, che si vedono attorno a noi nella nostra società ricca. Con alcuni studenti di design ne abbiamo visti molti. E abbiamo proposto concept di soluzioni molto interessanti. Possono riguardare spesso anche le aziende.La cosa importante riguardo a questi temi è che noi esperti di marketing abbiamo molti più strumenti per vederli e per proporre concept. Molto più degli esperti di design. Però siamo stati abituati sempre a trovare soluzioni. Io vorrei invitarvi a trovare problemi. Le soluzioni poi si trovano. Questo è marketing dei problemi.

domenica 14 dicembre 2008

Marketing Mediterraneo della Dove

Basta con le immagini di lolite filiformi e di pin-up prorompenti. La bellezza non ha eta', ne' ricalca stereotipi predefiniti. Infatti, Irene Sinclair, una splendida britannica originaria della Guyana, alla veneranda eta' di 96 anni, fu prescelta come testimonial della campagna pubblicitaria della Dove, colosso di saponi e bagnoschiuma.
Apparsa su riviste e cartelloni pubblicitari in un primopiano sorridente in tutta la sua bellezza acqua e sapone: gli unici orpelli sono un foulard stretto sulla testa ed un paio di orecchini pendenti. Sul sito della Dove si rispondeva alla domanda 'rugosa o splendida?' con vicino le caselle si' e no su cui cliccare. Il verdetto dei visitatori del sito e' stato schiacciante: in 83.000 hanno concordato che la Sinclair e' meravigliosa a fronte di solo 17.800, secondo i quali e' rugosa. Il responso riflette uno stato d'animo diffuso. La gente e' stufa di essere bombardata da immagini di donne giovanissime e perfette con le quali non s'identifica. Ogilvy & Mather, l'agenzia pubblicitaria che ha ideato la campagna, ha capito ed ha voluto sfidare i cliche' piu' comuni. Oltre alla Sinclair, sono state selezionate altre cinque donne dalla bellezza anticonvenzionale: chi per i capelli grigi, chi per le lentiggini o il seno piatto e chi per i chili di troppo. Il risultato: un successo vista anche la risonanza nei media del lancio della campagna. Sulla scia di Ogilvy, anche altre agenzie pubblicitarie hanno cambiato registro ridisegnando un concetto piu' ampio e realistico di bellezza. Una filosofia aziendale che propone, su vecchi e nuovi media, la filosofia della Real Beauty. Dove, a differenza di altri brand come Slow Food e Lifegate non si fa promotrice di azioni orientate alla tradizione, eppure appare mediterranea, nonostante il suo ancoraggio ad un valore alocalistico come la bellezza. L’azienda produttrice di prodotti per il bagno, tra le pagine del sito internet www.dove.it, adotta una nuova tecnica commerciale orientata a valori eticamente corretti, pur restando in contatto con l’innovazione, sia dal punto di vista dei media che utilizza per diffondere le sue campagne pubblicitarie, sia per l’avanguardia dello sviluppo dei suoi prodotti. Mediterranea nella mente, anche Dove può dirsi ancorata ai valori del pensiero Meridiano, ma con sfaccettature innovative, non localistiche ed iperreali.

lunedì 8 dicembre 2008

Il Marketing Mediterraneo

E' un nuovo approccio al marketing. Fonda il suo metodo, le strategie e tattiche sui valori tipici della mediterraneità. Fa riferimento a tutti i soggetti, persone ed imprese che aderiscono ai valori fondativi del cosiddetto "pensiero meridiano", sviluppato dal sociologo italiano Franco Cassano, che lo definisce così: si inizia a sentir dentro laddove inizia il mare. Si fa riferimento a valori quali: l’apertura alla diversità, l’accoglimento della tradizione, il pluralismo delle voci, il rispetto degli altri, la creatività, il relativismo, la connettività. Valori che costituiscono da sempre il patrimonio genetico delle genti del Mediterraneo. Un pensiero che sostituisce ai principi dominanti della produttività, dell’attivismo, dell’ipercompetitività, della razionalità, dell’assolutismo di matrice anglosassone, la riscoperta di valori umanistici antichi come il rifiuto dell’egocentrismo, l’accettazione del relativismo temperato, il ri-radicamento comunitario, il senso della misura, la lentezza ed il rallentamento dei ritmi, la ricerca della felicità del vivere, la resistenza alla concezione di progresso, l’erotismo, l’eccitazione dei sensi, il cabotaggio tra pensiero di terra e pensiero di mare. Un marketing da inventare per andare oltre il modello americano (consumo ed intrattenimento), il modello europeo (estetica, desiderio, emozione) ed il modello giapponese (miglioramento continuo). Un marketing che potrebbe svilupparsi come geomarketing, finalizzato alla promozione commerciale della zona mediterranea, o come marketing sociale, rivolto a favorire lo sviluppo equo e sostenibile dell’area mediterranea, oppure per promuovere l’identità mediterranea o meridiana e, quindi comunità, appartenenza e autenticità. Modo differente di fare marketing nella società postmoderna, che si propone di creare Valore non esclusivamente per le aziende che l'applicano, ma anche per la società nel suo complesso.
Un pensiero che è stato sviluppato negli incontri promossi dalla Sda Bocconi e dalla Euromed Marseille, grazie all’iniziativa di Antonella Carù, docente della Sda Bocconi, Bernard Cova, docente a ESCP-EAP Paris e Euromed Marseille, e François Silva, direttore della ricerca di Euromed Marseille.

domenica 23 novembre 2008

Creatives Are Bad, al via a Torino la III edizione

Si taglia il nastro! Riparte Creatives Are Bad, la mostra che non censura le idee, ma le traduce in occasione di dialogo tra aziende e creativi! La città di Torino ospiterà l’evento dall’11 al 13 dicembre, presso l’Officina del Gusto. E' la kermesse ideale per trasmettere la cultura della creatività senza limiti di spazio, di convenzioni e senza freni inibitori. E’ una manifestazione unica nel suo genere: è la piattaforma, oggi internazionale, che ha saputo promuovere la cultura del progetto di comunicazione di qualità sul territorio campano, che ha sempre avuto difficoltà a trovare le opportunità giuste per emergere. L’agenzia MTN Company, organizzatrice della mostra, è stata chiamata a portare un'idea nata sul e per il territorio campano (promuovere la cultura locale e dare la possibilità di conoscerne altre) su uno scenario internazionale di grande prestigio. Non a caso è Torino la prima tappa della mostra. Infatti, importante novità, la terza edizione di Creatives Are Bad partecipa al progetto World Design Capital, che per il 2008 ha visto come capitale mondiale del design la città piemontese. Da questo palcoscenico, dunque, ha inizio il libero accesso a tutti quei progetti che per svariati motivi sono stati rifiutati dalla committenza. Non perdete questo speciale appuntamento. La ricchezza di Creatives Are Bad è il suo “saper ascoltare” le diverse voci della creatività! L’inaugurazione della mostra è fissata per giovedì 11 dicembre, alle ore 19.00, presso l’Officina del Gusto, sita in Corso Savona 50/1 - Moncalieri, Torino.
Per info: www.creativesarebad.comblog.creativesarebad.com

domenica 9 novembre 2008

Internet, Blog e Sud.

Mercoledì 5 novembre si è tenuto a Palermo il convegno sullo sviluppo del Web e dei blog nel Mezzogiorno d’Italia.
L’incontro è stato molto interessante perchè ha voluto fare luce su un aspetto dell’universo web non ancora analizzato a fondo, ovvero il rapporto virtuoso che la rete sta instaurando con il territorio meridionale italiano e le sue conseguenze off e on line. Di spessore il parterre di relatori i quali hanno proposto alcuni casi felici ed economicamente virtuosi di esperienze online nelle città di Palermo, Catania e Salerno.
Per quanto riguarda la città di Salerno è intervenuto Mirko Pallera, il quale ha discusso di blog, nuove forme di marketing e valori meridionali.
Seguiti con attenzione anche gli interventi di
Salvatore Aranzulla, Roberto Chibbaro e Tony Siino.
Il convegno
si è svolto all’interno della manifestazione “Le Giornate dell’Economia del Mezzogiorno”.

Un piccolo resoconto puoi vederlo in video.

sabato 6 settembre 2008

La vera “svolta” strategica dei territori.

Molto spesso mi capita di discutere sulla necessità di avviare nuovi strumenti e pratiche di sviluppo locale per promuovere una crescita sostanziale del territorio.
Una scelta importante, poichè incide direttamente sull’organizzazione e la pianificazione aziendale, così come sull’elaborazione strategica degli indirizzi commerciali e di mercato.
Credo che una via del genere, con le dovute differenziazioni strutturali e socio-territoriali, possa essere intrapresa anche dagli enti locali. Ho la convinzione che ogni comune d’Italia ha la necessità impellente di avere a sua disposizione una figura professionale specializzata in determinati compiti: quelli relativi esclusivamente alla promozione e alla comunicazione territoriale.
Una figura che si colloca in staff rispetto all’organigramma amministrativo del comune, che svolga funzioni di direzione strategico-operativa nell’ambito del marketing territoriale. Sì, un vero e proprio “direttore” di marketing, capace di definire un indirizzo di sviluppo e di promozione del territorio, com’anche di gestione delle relazioni pubbliche e dei rapporti con i media.
Una figura fondamentale, che potrebbe nascere da percorsi formativi ad hoc, in una collaborazione o partnership tra enti locali e scuole/istituti di formazione, tra comuni e associazioni di categoria. Il Direttore Marketing con ruoli estremamente innovativi.

giovedì 28 agosto 2008

Il Marketing di Prossimità non è da tutti



Stefano Cocconcelli ha pienamente ragione ad affermare che il Proximity Marketing non è da tutti. Le sue conoscenze e competenze gli permettono una simile affermazione. E' grazie a lui che in Italia il marketing diventa di prossimità con la campagna pubblicitaria in una multisala romana del film Melissa P.
Nasce da qui l'idea di fornire un servizio completo e qualificato alle aziende per rendere efficace la propria comunicazione, attraverso il marketing di prossimità.....(continua)

domenica 24 agosto 2008

Il marketing mix in ambito Social Media

Sappiamo bene l'influenza che i Social Media stanno esercitando sul Marketing, tanto da parlare di Marketing 2.0, come nuova frontiera. Pertanto è opportuno rivedere i concetti e le tesi in uso sino ad ora, per adeguare gli strumenti alla nuova realtà. Lo fa in maniera intelligente Claudio Vaccaro con un suo intervento.......(continua)

sabato 16 agosto 2008

Come misurare la pubblicità on-line


Così come è utile misurare l'efficacia della pubblicità off-line, altrettanto importante è misurarla on-line. Gli strumenti a disposizione per chi utilizza il web marketing sono molteplici e purtroppo costosi. Le grandi aziende ne sanno qualcosa. Ma anche per le piccole aziende le soluzioni adeguate ai loro budgets ci sono. Uno stimato copywriter e pubblicista come Alex Badalic ci dice come fare......(continua)

mercoledì 16 luglio 2008

Le teorie di marketing da rottamare


Dal MipTV 08 di Cannes la tendenza è certa e definitiva, il consumatore d’ora in poi sarà digitale, totalmente digitale.
Fin'ora i consumatori erano facilmente influenzabili, ragionavano poco, credevano molto e di conseguenza riempivano i carrelli ai supermercati, e tutti gli attori della filiera del marketing e della pubblicità facevano tanti soldi con (relativamente) poca fatica ed erano molto contenti.
Oggi, dopo la crisi dell’euro, internet, il mobile, i blog, i siti web 2.0 il consumatore ha (suo malgrado) imparato una nuova regola: informarsi, informarsi ed ancora informarsi prima di compiere una qualsiasi azione...... (continua)

domenica 13 luglio 2008

Le 22 leggi del marketing


Nel 1994 due ricercatori americani, Jack Trout e Al Ries , distillarono nel loro libro “ Le 22 leggi immutabili del marketing “, diventato poi un best seller, i punti chiave di una strategia di marketing votata al successo. Il libro, di incredibile attualità, è perfettamente adattabile alla realtà del marketing in rete......(continua)

domenica 29 giugno 2008

Il marketing del 3° millennio


Si è svolto martedì 17 giugno 2008 a Milano il convegno "Il Marketing del 3 millennio - Riflessioni con Philip Kotler", con grandissima affluenza di pubblico in 4 sale al Campus Bovisa del Politecnico di Milano e migliaia di persone collegate in streaming live via web. Il guru del marketing non ha deluso le aspettative. Un resoconto dettagliato lo ha pubblicato Massimo Carraro.

domenica 15 giugno 2008

La nuova Gazetta dello Sport arriva in edicola

Il lancio della nuova Gazzetta dello Sport è stato realizzato con tecniche di comunicazione tradizionali, ma anche con le nuove forme di comunicazione. In questo caso è stata scelta una tecnica di........(continua)

sabato 14 giugno 2008

Come cambierà il punto vendita

In queste slides viene descritto come combierà il punto vendita nel prossimo futuro. E' la risposta dei Cavalieri Retailing a Gianpaolo Fabris.

lunedì 9 giugno 2008

YOUTUBE e la comunicazione

Un esempio di come i Social Network possano aiutare a comunicare in modo efficiente, simpatico e soprattutto poco costoso. Questo è il presente ed ancora di più sarà il futuro del marketing.

sabato 7 giugno 2008

In Italia come al solito siamo indietro

Maurizio Goetz in questo articolo da un pò di cifre significative sulle quali ragionare.
Clicca sotto per leggere tutto l'articolo.
Marketing Usabile: Un approccio non ideologico ai Social Media per le aziende

sabato 31 maggio 2008

Guerrilla marketing in tv

Dal Marketing al Societing

Webfetti.com
Il sociologo Gianpaolo Fabris afferma che la società sta vivendo un cambiamento di grande portata grazie alle nuove tecnologie. Il Marketing non può combattere con armi vecchie. L'impresa ed il Marketing devono presidiare il mercato in un'ottica di Societng: marketing relazionale; della conoscenza; estetico; sensoriale; esperenziale; tribale; multiculturale; generazionale; della rete; etico.
Ecco le sue dieci tesi:
1. Transizione d’epoca
2. La conoscenza come fattore di produzione
3. Il postmoderno come cultura dell’economia mondiale
4. Una nuova centralità del consumo
5. Dall’individualismo alla nuova socialità
6. Dalla transazione alla relazione
7. Il consumatore partner e committente
8. Il tramonto del marketing di massa
9. La dimensione sociale del marketing
10. Dal marketing al societing.

venerdì 23 maggio 2008

AAA Annuncio per le Aziende

E' un video tratto dal sito di Mauro Lupi
che spiega efficacemente come sta cambiando la comunicazione per le aziende.

domenica 11 maggio 2008

Esiste un marketing non convenzionale anche "interno" all'azienda?

I Social Media stanno cambiando i modelli di business, i processi ed il comportamento d'acquisto dei consumatori. Il cliente acquisisce e scambia conoscenze e percezioni su un prodotto o un servizio con altri clienti.
Questi luoghi di socializzazione della conoscenza possono trasformare un cliente infuriato in un attivista che non è interessato soltanto ad un rimborso ma anche a far valere le proprie ragioni davanti ad una collettività di clienti che seguono la disputa con l'azienda "in diretta" sul web. Insomma il marketing non convenzionale è una risorsa. Lo sviluppo del marketing non convenzionale impone quindi una crescita anche del Customer Service.
E le nostre imprese? In che misura sono pronte a gestire sul piano globale la relazione con un consumatore sempre più consapevole e che usa i nuovi media per diventare sempre più "empowered"?
L'azienda si mette in vetrina e spinge i suoi prodotti con nuove forme ma non sempre si prepara internamente a gestire un consumatore più maturo e, per definizione, capace di riconoscere carenze, gap di preparazione del personale, momenti di debolezza nella continuità del servizio.
Per gestire questo fronte infatti non è tanto importante lavorare "fuori" con il consumatore, quanto "dentro" con i propri collaboratori. Esiste un marketing non convenzionale anche "interno" per far crescere la squadra nella gestione del cliente e dei suoi nuovi bisogni di relazione.

sabato 10 maggio 2008

Guerrilla Marketing

Coniata dal pubblicitario statunitense Jay Conrad Levinson per indicare una forma di promozione pubblicitaria non convenzionale e a basso budget ottenuta attraverso l'utilizzo creativo di mezzi e strumenti aggressivi che fanno leva sull'immaginario e sui meccanismi psicologici degli utenti finali. Levison identifica alcuni principi che rappresentano le linee guida del guerriglia marketing:
  • Il guerriglia marketing è uno strumento adatto agli imprenditori che non dispongono di grandi budget
  • Il metodo si basa sulla psicologia degli individui anziché sulla loro esperienza e capacità di giudizio
  • L'investimento nel guerriglia marketing si basa sul tempo, l'energia e l'immaginazione anziché sul denaro
  • Il metodo per misurare gli affari realizzati attraverso il guerriglia marketing è in termini di profitto anziché di vendite
  • Inoltre, il metro di giudizio è determinato dal numero di nuove relazioni instaurate ogni mese
  • È necessario creare uno standard di eccellenza realizzato attraverso focus specifici anziché diversificare l'offerta con diversi prodotti e servizi
  • Anziché concentrarsi sull'acquisizione di nuovi acquirenti, puntare a incrementare il numero di accordi commerciali con acquirenti esistenti
  • Dimenticare la competizione e concentrarsi sul modo di cooperare con altre tipologie di affari
  • Il guerriglia marketing deve essere sempre una combinazione di diversi metodi di marketing In Italia, è entrato nei primi anni del duemila, spinto dalla ricerca di nuove applicazioni dei sistemi di media hoax già sperimentati. Nacque a Roma la prima organizzazione italiana che ha tentato, con successo, di applicare sistemi di marketing così audaci al business.

venerdì 25 aprile 2008

Marketing non convenzionale

I 10 principi fondamentali
1. Dal Brand DNA al Viral DNA
Progetta la natura virale del tuo brand, prima di ogni cosa.
2. Dai Target alle Persone
Non ci sono target da colpire, ma persone con cui risuonare.
3. Dagli Stili di Vita ai Momenti di Vita
Esci dall’ufficio ed entra nelle tribù e nei loro momenti di vita.
4. Dalla Brand Awareness alla Brand Affinity
Non puoi piacere a tutti. Scegli e alimenta le tue affinità.
5. Dall’Advertising all’Advertainment
Non cercare di persuadere, ma divertiti e stimola la conversazione
6. Dalla Brand Image alla Brand Reputation
Non costruirti un’immagine, conquistati una buona reputazione.
7. Dal Media Planning al Media Hunting
Cambia il tuo media planner con un "cool hunter" della comunicazione.
8. Dal Broadcasting al Narrowcasting
Non ci sono solo i mezzi di massa, pensa a quanto è lunga la coda.
9. Dal Market Position al Sense Providing
Non cercare un posizionamento sul mercato, ma il tuo senso nella società.
10. Dal Fare Comunicazione all' Essere la Comunicazione!
Quello a cui devi sempre aspirare è la coerenza dall'inizio alla fine.
La musica ha fondamentale importanza per il guerrilla marketing.
Visita il sito

mercoledì 16 aprile 2008

"Marketing genius" un libro da non perdere

“Gli operatori di marketing che vogliono dare nuovo ossigeno alle proprie idee”, ha scritto il padre del marketing moderno, Philip Kotler, “non possono fare niente di meglio che leggere Marketing genius. C’è tutto: concetti, strumenti, imprese e casi aziendali dei migliori uomini di marketing”.
Il mercato non perdona chi manca di rigore ma neppure chi non sa essere creativo, chi non costruisce valore nel lungo periodo, chi perde di vista il cliente e chi si dimentica del carattere della propria azienda. L’uomo di marketing può seguire le orme di numerosissimi uomini d’azienda che Fisk porta ad esempio: da Steve Jobs (Apple) a Richard Branson (Virgin); da Phil Knight (Nike) a Howard Shultz, che inventò Starbucks come risultato collaterale della Milano da bere. I risultati ottenuti dai geni del marketing sono straordinari. Le imprese guidate da uomini di marketing rendono, in media, il 5,9% in più delle altre. Il problema è che il 79% delle imprese è guidato da uomini provenienti da altre funzioni. In termini di comunicazione questo significa la fine delle campagne tradizionalmente intese, a favore di un utilizzo più sofisticato dei canali a disposizione dell’azienda, da attivare e regolare secondo le caratteristiche delle comunità di riferimento. Uno dei problemi in cui incorrono gli uomini di marketing nell’imporsi in azienda è la difficile misurabilità dei loro risultati. Il 78% del valore di mercato di un’attività, sostiene Fisk, è intangibile e il 60% dell’impatto del marketing sarà avvertito non nel bilancio corrente, ma in quelli futuri. Gli uomini di marketing dovrebbero sforzarsi di far comprendere questa realtà. Le decine di storie aziendali e personali sono uno dei punti di forza di un libro piacevole da leggere e che, per lo schema espositivo, si presta alla consultazione continua. Fisk introduce, in una o due pagine ciascuno, i concetti del marketing più avanzato, fa seguire una storia che vuole funzionare da fonte d’ispirazione e conclude con brevi suggerimenti utili ad applicare il concetto nella propria azienda.Una cosa è certa: se la si sa osservare si può ritrovare la genialità in ogni mercato.
Peter Fisk
Marketing genius
Egea, 2007
344 pagine, 29 euro

domenica 13 aprile 2008

Marketing

Il concetto di marketing è ancora oggi oggetto di nuove definizioni. L' American Marketing Association ha definito il marketing come la pianificazione dell'insieme delle attività di ideazione, promozione e distribuzione di idee, beni e servizi e determinazione del prezzo, al fine di creare uno scambio che soddisfi bisogni ed obiettivi di organizzazioni ed individui.
A chi si applica?
Le strategie di marketing sono rivolte al consumatore quando si parla di marketing B2C (business to consumer); alle imprese nel marketing B2B (business to business).
L'importanza della comunicazione.

Il silenzio, la mancanza di comunicazione sono valori negativi: con essi l'azienda è destinata a scomparirire.
Informare, per riempire il vuoto conoscitivo, ma soprattutto comunicare, ossia far conoscere apprezzare e convincere all'acquisto dei propri prodotti, attraverso l'utilizzo dei molteplici strumenti a disposizione (logo, immagine coordinata, pubblicità, packaging, cataloghi aziendali, siti web), é necessario per creare un rapporto fiduciario con la molteplicità di consumatori con cui quotidianamente l'azienda si trova ad interagire. L'imperativo resta "comunicare" un'immagine positiva di sé: affidabilità, correttezza e serietà. Bisogna tener presente che il consumatore nel momento in cui entra in contatto con l'azienda se non sa nulla (non conosce l'azienda, non sa in quale settore opera, non conosce i prodotti, non ne conosce la storia, non sa cosa vuol comunicare e vendere) tende a rivolgere l'atto di acquisto verso marchi concorrenti, ma se ne ha sentito parlare avrà solo bisogno di delucidazioni, ecco perché é necessario che il messaggio veicoli valori e qualità.
Comunicare per creare un rapporto fiduciario con il consumatore.

L'olivicoltore ed il frantoiano investono in Marketing


Le molte contraddizione riguardanti un comparto tra i più vitali, tra dati entusiastici e riscontri alquanto negativi e preoccupanti, devono indurre l’olivicoltore ed il frantoiano a confrontarsi con i mutamenti epocali e diventare imprenditori. Tutti ne parlano e ne scrivono, ma accanto alle comprensibili celebrazioni a vantaggio del prodotto olio di oliva vi è il malumore degli addetti ai lavori. In tanti si lamentano di sopportare notevoli costi, migliorando la qualità delle produzioni, ma guadagnandoci ben poco. Ed è vero, non lo si può negare; ma va anche detto che mai, negli ultimi anni, tante e costanti attenzioni sia riuscito effettivamente a guadagnare il prodotto olio di oliva. Quindi, morale della favola: non ci si può lamentare. I consumi crescono nel mondo, soprattutto in aree non strettamente legate alla tradizione, segno evidente che occorre solo saper piazzare il prodotto. Nient’altro. Qui il messaggio è esplicito: si aprono nuovi mercati, nuovi scenari, non si può giungere impreparati; il nuovo imperativo da seguire: investire in marketing e comunicazione affinché ci si orienti alla vendita e al successo commerciale. Rendersi visibili e comunicare è la nuova filosofia. I consensi si guadagnano con scelte attente e sagge, non improvvisate. Le attenzioni verso il consumatore non devono essere solo di facciata, ma concretizzarsi in progetti oculati e funzionali. Necessario se non vitale diventa la conquista dei mercati internazionali, con una attenzione alla grande Cina come terra di conquista. Importante è anche soffermarsi sui gusti del consumatore e su di un mercato in continua evoluzione. Da qui il ruolo niente affatto secondario della psicologia per avviare un marketing di successo. “Affrontare il mercato armati di marketing e comunicazione” non è uno slogan ma una necessità.

venerdì 11 aprile 2008

Cala il sipario sulla quarta edizione di Euro&Med Food


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La quarta edizione di Euro&Med Food, il Salone delle produzioni agroalimentari ed ortofrutticole pugliesi, inaugurata giovedì 27 u.s. dal Vice Presidente della Regione Puglia, Sandro Frisullo, chiude oggi i battenti con una giornata dedicata agli ultimi appuntamenti tra aziende ed operatori. Questi hanno espresso soddisfazione ed apprezzamento per l'organizzazione, la gestione ed i risultati di una rassegna specializzata che ha ormai dimostrato di avere le carte in regola per rappresentare il patrimonio enogastronomico regionale sui mercati di tutto il mondo. Un bilancio ampiamente positivo e superiore alle attese, la cui sintesi è affidata alle cifre rese note dal Segretario Generale della Camera di Commercio di Foggia, Matteo di Mauro: "circa trecento le aziende presenti, tra dirette e rappresentate, con una qualificata presenza di consorzi di tutela, organismi consortili di produzione, associazioni di categoria. Di pari interesse - aggiunge Di Mauro - il bilancio dell'attività dei 120 buyers, tra italiani e stranieri, presenti alla rassegna, che hanno sviluppato circa seimila contatti, confermando sin da ora la presenza alla prossima edizione. Protagonisti i prodotti ed i comparti tipici dell'agroalimentare mediterraneo - olio, vino,
ortofrutta, pasta, ma anche le conserve - particolarmente apprezzati dai buyers provenienti da Australia, Stati Uniti, Giappone, Argentina e Paesi nordeuropei". Euro&Med Food 2008 è stato anche un momento di interessante approfondimento tecnico, economico e scientifico, con una ventina di appuntamenti tra convegni, workshop, premi speciali ed eventi collaterali, a conferma di come - ha dichiarato nel corso della sua visita al Salone il Sottosegretario alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Gianni Mongiello- "manifestazioni come questa sono in grado di sviluppare sinergie anche di tipo istituzionale che contribuiscono alla promozione ed alla valorizzazione dell'intero territorio". La formula che Camera di Commercio di Foggia e gli altri Enti promotori (Regione Puglia, Sprint Puglia, Provincia di Foggia, Comuni Cerignola, Foggia, San Severo, Provincia di Foggia, PIT n,1 Tavoliere, Consorzio "Il Tavoliere, UnionCamere Puglia) si è dunque confermata vincente - come ha sottolineato il Presidente dell'ente camerale dauno, Luigi Lepri - "e per tali ragioni occorre tradurre in ulteriori opportunità commerciali le migliaia di contatti che hanno ribadito l'interesse del mercato globale alle nostre produzioni tipiche e di qualità". "Con questa positiva affermazione di Euro&Med Food, - ha dichiarato il Presidente dell'ente fieristico, Gianni Mongelli - la Fiera di Foggia prosegue nella sua azione di rilancio e consolidamento nel panorama fieristico nazionale ed internazionale, coniugando ancora una volta tradizione ed innovazione attraverso l'organizzazione di rassegne altamente specializzate.

sabato 29 marzo 2008

E’ l’export il futuro dell’industria alimentare italiana


Dopo gli ottimi risultati raggiunti nel 2006 l’industria alimentare italiana è riuscita a migliorarsi, totalizzando esportazioni per circa 18 miliardi di euro e mettendo così a segno un + 7,2% rispetto all’anno precedente.La medaglia d’oro dei Paesi importatori delle nostre produzioni va alla Germania che ha importato prodotti per oltre 3 miliardi di euro (17,7% dell’export totale), secondi classificati gli Stati Uniti d’America con circa 2 miliardi e 200 milioni di euro(12,3% del totale), terza la Francia che nel 2007 ha speso per cibi e bevande Made in Italy 2 miliardi e 115 milioni di euro(11,9% del totale). Seguono il Regno Unito (1,787 miliardi di euro), e, distanziate di qualche lunghezza, Svizzera (circa 750 milioni di euro) e Spagna (circa 700 milioni di euro).Dai dati emerge chiaramente che i mercati tradizionali costituiscono ancora il maggiore sbocco delle esportazioni alimentari. L’Unione Europea a 27 Stati rappresenta infatti il 65% circa delle esportazioni che sommato al 12,3 degli USA ci dimostra come il resto del Mondo importi appena il 22% del Made in Italy Alimentare. Sorprende in particolar modo l’Asia, continente dalle enormi potenzialità, che nel 2007 ha realizzato una quota di import dei nostri prodotti alimentari inferiore al 5%. Infatti i 4 principali Paesi asiatici totalizzano insieme appena il 3,4 % (Cina 0,4%, Corea del sud 0,4%, India 0,1%, Giappone 2,5%). Segnali incoraggianti provengono invece dall’Est Europa, non tanto per le cifre realizzate (ancora irrisorie rispetto al totale) quanto per i risultati positivi che ci giungono rispetto agli anni passati. La Russia e la Polonia infatti sono entrate a far parte della top 20 grazie all’exploit del 2007.Per quanto riguarda invece la classifica dei prodotti alimentari italiani che più solleticano il palato dei consumatori stranieri troviamo al primo posto il Vino che costituisce da solo il 21,4% delle esportazioni. Secondi classificati, i nostri Dolci rappresentano nella torta dell’export una fetta del 12%, al terzo posto si sono posizionati a pari merito la Pasta e i prodotti Lattiero-Caseari con l’8,6% del totale. Seguono poi appaiati Oli e Grassi, Ortaggi Trasformati (7,8% dell’export totale) e le Carni preparate (5,1% di incidenza sul totale).Un trionfo insomma di quei prodotti che maggiormente caratterizzano la dieta mediterranea e la “via italiana” ad una corretta e gustosa alimentazione.“Come testimoniano questi dati, con la stagnazione del mercato interno, il futuro dell’industria alimentare italiana è sempre più affidato al successo sui mercati internazionali - afferma Auricchio, Presidente Federalimentare - tuttavia la forza dell’euro, l’impennata del petrolio e soprattutto gli aumenti delle materie prime rischiano di vanificare gli sforzi che abbiamo fatto negli ultimi anni, soprattutto se non saremo adeguatamente sostenuti dalle Istituzioni competenti (Ice, Buonitalia, Commercio Estero, Ambasciate...) nell’attuazione di incisive campagne promozionali all’estero”.
Fonte: Federalimentare

sabato 26 gennaio 2008

Consigli e suggerimenti per la commercializzazione dell'extra vergine sui mercati emergenti

I produttori italiani, e non solo, cercano nuovi sbocchi convinti ormai che Europa e Usa siano ormai mercati maturi e con poche prospettive. Vergini quanto a consumo di oli d’oliva: Polonia, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia, per non parlare di Russia, Cina e India, ma anche di alcuni Paesi estremo orientali come la Corea. Le grandi marche da tempo si stanno impegnando su questi fronti, mentre è da poco che produttori e frantoiani rivolgono lo sguardo ad Est. La corsa per la conquista dei nuovi mercati dell’extravergine è appena cominciata. Lo scenario economico internazionale che ci troviamo di fronte vede: la base consolidata rappresentata dalla vecchia Europa e dal Nord America che continuano a dare buoni margini; un'ampia fascia di Paesi nuovi, rappresentata principalmente dall’Europa dell’Est, dalla Russia e dall’oriente, sta incrementando notevolmente le importazioni di olio di oliva. Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Ucraina, Romania stanno dando grandi risposte dal punto di vista commerciale grazie soprattutto all’alto valore nutrizionale che viene riconosciuto all’olio di oliva. In Oriente, mentre il Giappone è ormai una realtà commerciale piuttosto stabile e consolidata, sono paesi come la Corea o la Cina ad essere interessanti, e sono probabilmente Taiwan e Hong Kong le principali porte d’accesso a questo mercato. Dalla Cina arrivano significativi segnali commerciali sia per il vino che per l’olio ma sono ancora prodotti riservati ad una élite del lusso legata a fenomeni di imitazione dei modelli occidentali e alle grandi catene. Ultimamente si sente spesso parlare di India. Cosa sta accadendo in questo Paese? L’India è un punto di domanda. La struttura commerciale del paese è ancora molto chiusa ed autarchica. Potenzialmente è un mercato decisamente significativo ma è di difficilissima penetrazione, ci si scontra con un settore dell’importazione fortemente oligarchico e canalizzato”. Senza dimenticare i problemi di abbinamento dell’olio di oliva con le realtà alimentari tradizionali. Per questo la prima cosa da fare è la comunicazione e la formazione sul prodotto. Introdurre variazioni nell’alimentazione tradizionale per una contaminazione gastronomica, fusion, come primo passo verso l’ingresso dell’olio di oliva sulle tavole dei nuovi paesi. Non ci scordiamo che noi abbiamo adottato il ketchup e non è neanche così nutriente e salutare. L’olio viene spesso paragonato al vino ma è tutt’altra cosa. Il vino ha trovato la sua forza legandosi ad eventi di prestigio e convivialità mentre credo che le leve giuste per l’olio siano legate al condimento, alle virtù salutistiche e nutrizionali che il comune consumatore non sa ancora percepire. Per questo è fondamentale una prima fase di formazione alla quale possa seguire poi la capacità di aprezzare le differenze tra i prodotti. Non bisogna inoltre dimenticare il ruolo della ristorazione italiana, uno strumento molto importante nella diffusione della conoscenza e dell’esperienza del prodotto. Parlo naturalmente della ristorazione di qualità. Non sempre, purtroppo, si ha un’autenticità delle peculiarità della nostra cucina. Per affrontare i mercati internazionali esistono due necessità. La prima è l’aggregazione dell’offerta: gli operatori vogliono l’assicurazione di fornitura continua del prodotto. La seconda è la promozione della qualità per differenziarsi dalla produzione di massa che non dà reddito alle piccole e medie aziende.Comunicazione e promozione mirata ed organizzata, anche tramite la ristorazione perchéresta un fondamentale strumento di divulgazione.