sabato 19 gennaio 2013

Riscopriamo il valore della lentezza.



Uno dei valori mediterranei su cui maggiormente è concentrata l’attenzione è quello della lentezza.  Il sociologo Franco Cassano intitola “andare lenti” il primo capitolo del  suo libro "Pensiero meridiano". Un elogio alla lentezza. Non per creare un movimento antagonista alla velocità tipica della modernità, ma per evidenziare i limiti della sola velocità, afferma che l'evoluzione nasce dalla possibilità di utilizzare una moltitudine di tempi: “La velocità è una grande conquista, ma solo se accetta di rimanere uno soltanto dei lati del mondo. Essa può aiutare gli uomini solo se imparerà a coesistere con altri tempi e altri ritmi” (Cassano, 2001, pag. 155).

Cassano (2001, pag. 154) continua osservando come “l’uomo della velocità,  l’homo currens, guadagna sicuramente alcune facoltà, ma ne perde altre, prima fra tutte l’attenzione per l’altro […],quella  passione, quella cura o quella tenerezza che vengono da non  avere solo scopi, ma anche sentimenti, dal non avere solo concorrenti, ma anche amici, legami, interdizioni o impicci”.
Il pensiero meridiano riscopre inoltre il valore del tempo contemplativo, del tempo in cui non si fa niente e che, tuttavia, non viene considerato vuoto o senza significato. Tradizionalmente questo tempo è stato considerato un privilegio, ma la modernità lo ha fatto sparire dalla vita delle persone.
Questa scomparsa può essere attribuita, secondo Manzini (2001), sia alla saturazione del tempo (ossia la tendenza a riempire ogni momento della vita con qualcosa da fare) che all’accellerazione (ossia la tendenza a fare tutto sempre più in fretta per avere la possibilità di poter fare di più).
Manzini inoltre ipotizza una relazione tra la scomparsa di questo tempo e la proliferazione dei beni rimedio, ossia di prodotti o servizi che cercano di rendere accettabili contesti di vita fortemente deteriorati.
“Compriamo e consumiamo una crescente quantità di prodotti e di servizi per ‘riempire il tempo’, per eliminare il senso di vuoto lasciato dalla nostra incapacità di contemplare o, semplicemente, di fare qualcosa ad un passo un po’ più lento” (Manzini, 2001).

Recuperare la lentezza può favorire la contemporanea presenza di temporalità diverse (veloci e lente) e quindi rendere possibile per gli individui la scelta tra questi diversi contesti. Come osserva Firat (2005) se è forse solo una piccola elite di trend-setter quella che si orienterà verso la sola lentezza, la maggior parte delle persone troveranno piacere ad immergersi in differenti modi di vita e di consumo pur non scegliendo mai uno solo di questi.

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