venerdì 7 maggio 2010

Comunicazione è condivisione.


da Pensiero Meridiano
Da anni siamo stati abituati a una comunicazione di tipo lineare, diretta, precisa. Il linguaggio che riempie anche gli interstizi del nostro quotidiano comunicare è il linguaggio della produzione e della burocrazia, dell’industria e dell’ammnistrazione. Il messaggio arriva dall’alto, attraverso i mezzi di comunicazione, inattaccabile e imprescindibile, non un’insicurezza, non una negoziazione, nessuno spazio all’approssimazione perchè chiarezza e precisione sono sinonimi di potere.
Forse da qualche tempo a questa parte non abbiamo assorbito altro che un linguaggio duro, funzionale, chiuso ad ogni tipo di interlocuzione. Ci ha plasmato l’industria, nei nostri rapporti col mondo e nei rapporti con le persone, ognuno nel suo piccolo custode del proprio messaggio e limitato nell’esperienza con l’altro. Professionali. Mondi individuali senza sintesi alla ricerca del proprio obbiettivo.
Eppure per definizione, la comunicazione è condivisione, rapporto con l’altro, con la diversità. L’incompletezza spinge all’arricchimento, invita alla partecipazione e l’approssimazione, più che un difetto, è una meravigliosa possibilità di esperienza, inesauribile perchè aperta a tutti, calda perchè invita alla relazione. Deve essere bello ripensare una comunicazione diversa, in cui la linea retta lascia il posto alla curva, in cui la certezza arrogante del professionista si apra al dubbio e alla ricerca dell’artista errante.
Ridare senso al linguaggio significa proprio riportarlo entro i binari della socialità, liberarlo dai vincoli oppressivi dei ruoli e delle certezze dogmatiche, fare in modo che riacquisti quella qualità essenziale per cui comunicazione e comunità hanno la stessa radice.

Nessun commento: